Società segrete tra XIX e XX secolo
L’adesione al romanticismo e all’idealismo tedesco era una ribellione sentimentale all’estenuante razionalismo illuminista e positivista, al quale si andava contrapponendo una riscoperta del valore, anzitutto estetico, delle più antiche credenze. Riesplosero le narrazioni medievali sul Graal e sulla cavalleria, creando un pacchetto di sogni facile da combinare con altri miti arcaici quali Thule, Kurnugi o Śambhala. Una selva di credenze votate a dare la sensazione che nel mondo fosse da sempre attivo un intricato disegno sotterraneo in senso proprio, oltreché lato. Se ne deduceva che solo vivendo nei sotterranei della società e della storia fosse possibile operare dei veri cambiamenti.
Non è facile capire quanto la segretezza di cui molti documenti parlano fosse autentica. Una presunzione di segretezza può calunniare o promuovere, essere di segno positivo o negativo. Le presunzioni di assoluta segretezza1 sfoggiate da quella parte del circolo mediceo che fu più vicina a Marsilio Ficino e al suo neoplatonismo magico erano quasi modaiole. D’altra parte, ai primi del Novecento, la polizia zarista si inventò di sana pianta i Protocolli dei Savi di Sion per accusare gli ebrei di cospirazione contro l’Impero. Ben altra cosa erano stati i movimenti e le associazioni che, tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, si erano mosse per far valere elementi di patriottismo, liberalismo e riformismo. Le organizzazioni di ispirazione giacobina, come la Adelfia, o le molte organizzazioni del risorgimento quali la Carboneria, i Sublimi Maestri Perfetti del Buonarroti o la Federazione Italiana del Conte Confalonieri erano state determinanti nel decidere le sorti, se non altro culturali, dell’Europa. Purtroppo le loro impostazioni furono ereditate da ideologi molto meno ammirevoli nelle proprie ambizioni. Neopaganesimo e vetusti sincretismi filosofici e religiosi si rincorrevano nel generare nuovi teismi magici e iniziatici, spesso congiunti a varie forme di darwinismo sociale.
Helena Petrovna Blavatsky fondò la Società Teosofica nell’Adyar indiano il 17 novembre 1875. Il suo emblema era la svastica e il suo testo fondamentale, La dottrina segreta, pretendeva di essere la traduzione di un testo arcaico, i libri di Dzyan, che la stessa Blavatsky sosteneva di aver rinvenuto in Tibet. La Germania che uscì dalla Prima guerra mondiale era costellata tra l’altro di predicatori che sfruttavano il bisogno di redenzione che la gente provava in seguito a quegli eventi catastrofici. Aprirono scuole teosofiche, come quella del conte Hermann Keyserling. Fu questo clima a favorire l’attecchimento di molte dottrine aperte a derive fanatiche. La teosofia predicava una propria interpretazione del Karma come garanzia di un classismo razzista a matrice spirituale. Darwinismo e teoria del karma furono forzosamente unificati, a reciproco danno. Andava così esplodendo in tutto l’Occidente una tensione soteriologica e una passione, a tratti anche modaiola, per tutto ciò che poteva essere una spiritualità rinnovata nel senso di un neocristianesimo o, più spesso, di un passaggio a forme di pensiero precedenti o parallele rispetto a quella cristiana. Un fenomeno che non si sarebbe affatto esaurito nella risoluzione dei grandi conflitti mondiali. Il pioniere dell’antisemitismo fu Theodor Fritsch (1852-1934), autore di un Manuale per la questione ebraica e fondatore di diverse organizzazioni segrete antisemite i cui membri si macchiarono di omicidi a sfondo razziale ben prima dell’avvento di Hitler.
Aleister Crowley mutuò molti di questi temi e suggestioni nell’elaborazione della sua filosofia Thélema, dipanatasi poi in varie esperienze di associazioni religiose più o meno ermetiche, come la riorganizzazione dell’Ordo Templi Orientis di Albert Karl Theodor Reuss, la fondazione della Golden Dawn in Inghilterra e la creazione dell’Abbazia di Thélema a Cefalù. Nel 1904, Crowley pubblicò Il libro della Legge, dove parlava della forza come dell’unico valore che avrebbe dovuto interessare l’uomo del futuro.
Nel 1900 Adolf Lanz von Liebenfels, ex monaco cistercense espulso dall’Ordine e dalla Chiesa cattolica in quanto eresiarca, fondò la confraternita antisemita Osthara, facendo convergere le suggestioni dell’ariosofia e del neopaganesimo in un nucleo fideistico che ebbe per aderenti conclamati Anton Drexler, Hermann Göring, lo stesso Hitler e il suo delfino Rudolf Hess. A fornire una corroborata batteria di riti iniziatici per la gioventù patriottica del futuro regime furono altre esperienze tipiche di un razzismo cultuale ispirato alla mitizzazione delle crociate, quali quella del Ku Klux Klan. Le stesse SS erano state impostate da Heinrich Himmler secondo un apparato simbolico e organizzativo che attingeva in parte dall’Ordine gesuita e in parte dalla massoneria. I loro membri dovevano rispettare il codice d’onore dell’organizzazione a costo di suicidarsi in caso di gravi mancanze. Erano ricompensati mediante anelli speciali. Himmler divenne nel tempo completamente ossessionato dalla magia. Fondò un nuovo Ordine Teutonico, del quale pose la sede nel Castello Wewelsburg, un edificio del 1603 che fece ristrutturare secondo il suo gusto misterico. Salvò molti astrologhi e chiaroveggenti dai lager per metterli al proprio servizio, studiò a fondo i miti norreni, il ciclo arturiano, le vite di Enrico I di Sassonia e Carlo Magno, si dette all’alchimia e alle sedute spiritiche.
Al di là delle esagerazioni che i movimenti New Age hanno spalmato sui fatti che hanno comunque avuto il merito di evidenziare, alcuni tra i principali esponenti del regime hitleriano sono stati occultisti o membri di società segrete. Alfred Rosenberg, l’ideologo del Partito nazista, si interessava di mistica medievale e del mito atlantideo. Jung, che inizialmente simpatizzò per il regime, credeva nella magia come evocazione di forze naturali, tra le quali annoverava le forze psichiche. In tal senso il Terzo Reich di magia ne fece parecchia.
Dietrich Eckart, Hermann Göring, Rudolf Hess, Heinrich Himmler, Alfred Rosenberg e altri soggetti di simile influenza entrarono a far parte della Thule Gesellshaft, un’associazione fondata a Monaco nel 1918 dal misterioso barone Rudolf von Sebottendorff, già massone, alchimista, astrologo, sufi e membro della società segreta berlinese Germanenorden. Meno chiara è la fondatezza delle testimonianze che vorrebbero lo stesso Hitler membro di questa organizzazione, ma di certo molte delle sue argomentazioni confluirono nel Mein Kampf. Il nucleo teorico era sempre di ispirazione teosofica e ariosofica: l’anima sarebbe una sostanza divina presente negli uomini in percentuali diverse, regolate dalla capacità del loro sangue di attivarla, condensarla ed espanderla.
Quintessenza di quel folclorismo populista tedesco che ricordiamo con il termine völkisch, l’organizzazione mirava a combattere esperimenti rivoluzionari quali lo Stato libero di Baviera e la successiva Repubblica bavarese dei Consigli. Il rapporto del barone con il Partito nazista fu mutevole. Egli credeva di avere spianato la strada al nazismo, ma le autorità del Reich ritennero infine la sua organizzazione e lui stesso delle incognite pericolose, forzando l’una allo scioglimento e l’altro all’esilio in Turchia, nonché a un suicidio alquanto dubbio.
Almeno due idee centrali delle organizzazioni völkisch sarebbero sopravvissute a lungo dopo il nazismo: la convinzione che in Oriente vi fossero degli arcani da scoprire e la speranza di poter coniugare scienza e magia in una nuova disciplina sapienziale. Certo, l’onnipresenza dei simboli e delle ritualità non va confusa con una reale credenza in un loro potere che non fosse puramente propagandistico e psicologico, né bisogna tralasciare il fatto che il Partito nazista, monolitico nella sua gerarchia, era però attraversato da correnti di pensiero molto eterogenee e non c’era affatto uniformità nella definizione dell’ideale perseguito. Il rapporto tra lo stesso Hitler e l’occultismo sembra essere stato molto variabile. Discepolo di Eckart e accorto utilizzatore di ogni apparato simbolico, il Führer promulgò tuttavia delle leggi contro l’occultismo e la Massoneria fra il 1933 e il 1935. Ciò non gli impedì però di permettere alla sezione think tank delle SS, la Ahnenerbe, di investire denaro, uomini e mezzi nelle sue spedizioni archeologiche e nelle sue ricerche antropologiche e genetiche aventi per oggetto l’origine della razza ariana, spesso inquadrata in strane cosmogonie. Queste spedizioni furono anche molto lunghe e onerose, come quella guidata da Ernst Schäfer in Tibet tra il 1938 e il 1939. Le riprese del suo viaggio furono poi montate nel famoso documentario del 1943 Geheimnis Tibet (“Tibet segreto”), dove si nota un ricorso a rilevazioni antropometriche sottomesso alla pseudoscienza fisiognomica nazista. La Ahnenerbe era anche connessa all’Istituto per le ricerche scientifiche militari di Wolfram Sievers, tristemente noto per i cosiddetti “esperimenti medici” condotti a Dachau. Uno degli scopi principali della Società era infatti determinare le differenze anatomiche tra gli Untermenschen e gli Übermenschen, ragion per cui fu creata anche la collezione di scheletri giudaici presso la Reichsuniversität Straßburg.
Quel che di concretamente sinistro accadde, fu il modo in cui l’albero storto del Terzo Reich si incurvò sempre più fino a immergervi le sue stesse fronde. Quanta differenza tra l’uroboro che fu e l’Irminsul che doveva rappresentarlo! Come tante altre cose che gli eccessi degli anni Quaranta resero confuse, questo scambio del sopra col sotto alla fine soffocò in se stessi i sogni più stravaganti del regime.
Note
[1] Come altri uomini di punta del periodo, Lorenzo il Magnifico amava dare un tono esoterico alle proprie dimore, dove vi sono passaggi e ambienti segreti, oltreché simboli alchemici.