Le tenebre di Lovecraft

«Ciò che noi chiamiamo sostanza e realtà è solo ombra e illusione, e ciò che chiamiamo ombra e illusione è sostanza e realtà.» Così scriveva H. P. Lovecraft nel suo racconto Attraverso le porte della chiave d’argento (1933). Lo scrittore di Providence fece una vita molto solitaria, passando la maggior parte delle sue giornate a casa di sua zia, chino sulla scrivania dove studiava, scriveva e intratteneva una fitta corrispondenza con alcuni amici e scrittori, unici spiriti affini che lo mantenevano in contatto con la realtà. Ma questa realtà Lovecraft non pareva degnarla di grande considerazione: come la massima citata poco sopra lascia intendere, egli riteneva che il senso autentico del mondo fosse precluso agli uomini e che la tenebra e l’ignoto racchiudessero il vero, terribile segreto sull’irrazionalità profonda dell’universo.

H.P. Lovecraft graphic novel cover

Scrivere una biografia a fumetti di questo autore non è impresa facile, e non era mai stato tentato prima che Alex Nikolavitch (già autore di Mythe et super-héros), sostenuto dai disegni di Gervasio, Carlos Aóne e Lara Lee, scrivesse Howard P. Lovecraft – Colui che scriveva nelle tenebre (edito in Italia da Magic Press, 96 pp., 15€). Non è facile perché, a differenza dei suoi racconti, la vita di Lovecraft è straordinariamente priva di avventura: viaggiava pochissimo, usciva raramente di casa e aveva probabilmente una personalità poco piacevole, essendo spesso malato e notoriamente razzista. L’autore decide dunque di fare una selezione di momenti decisivi nella carriera di Lovecraft, fra cui l’amicizia con Robert E. Howard, il matrimonio naufragato con Sonia Greene e la corrispondenza con Harry Houdini, il famoso escapista, con il quale aveva in programma di scrivere un’opera di debunking sull’astrologia e altre superstizioni (progetto incompiuto a causa della morte prematura di Houdini). Il volume insiste giustamente sul fascino che Lovecraft provava per i fenomeni astronomici, le tenebre e i cimiteri antichi e riesce a far emergere il duplice rapporto di terrore e fascinazione che egli aveva con l’ignoto. Particolarmente ben riuscite sono le tavole in cui il suo volto rapito e febbricitante si staglia sullo sfondo delle mitologie prodotte dalla sua fantasia.

La fatica di Nikolavitch, però, non riesce ad andare molto più lontano di così: la dimensione contenuta del volumetto, infatti, impedisce di approfondire un personaggio che rimane sempre piatto, privo di qualsiasi evoluzione, mentre i dialoghi si mantengono su un livello eccessivamente didascalico, dando l’impressione che i personaggi esprimano i loro pensieri citando le parole delle prime righe delle rispettive voci di Wikipedia. Anche la scelta del coloring non accompagna benissimo la narrazione, dandole un aspetto troppo cartoonistico e lasciando così l’impressione che il disegno sarebbe stato più valorizzato dal fatto di essere lasciato in bianco e nero (senza contare che ciò avrebbe dimezzato il costo del volume).

Questa biografia, quindi, non riesce a gettare luce sul mistero di Lovecraft e forse non ne aveva nemmeno l’ambizione. Quello che ne risulta è un tributo sentito a un uomo che ha fatto della sua fragilità fisica e mentale un tempio di creatività al quale molta letteratura moderna è debitrice. Il suo segreto resta quindi nell’ombra, ma almeno sappiamo che questa volta l’ombra è di casa.

di Matteo Nepi

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