Liberotismo

Il disconoscimento dei diritti alla libertà degli omosessuali

Se è vero che la geografia studia i rapporti di interdipendenza tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, la stessa disciplina aiuta a comprendere la distribuzione territoriale dei fenomeni sociali. Mettete quindi da parte l’altitudine del Monte Bianco e la lunghezza del Po: la geografia può occuparsi anche di argomenti come l’omosessualità.

L’omosessualità non è una malattia. Non è un’opinione, ma è un fatto sancito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 1990 la depenna dalla lista dei “disturbi sociopatici della personalità” e la definisce “una variante naturale del comportamento umano”. Nonostante la comunità scientifica sia da tempo concorde su ciò, l’omosessualità non è accettata come naturale da moltissime persone e nazioni e, dato che non può essere “curata”, viene quantomeno perseguita. Il trattamento delle persone omosessuali[1] varia da nazione a nazione: su 183 Stati[2], 41 di essi prevedono un qualche tipo di riconoscimento legislativo alle coppie omosessuali, 76 Stati non prevedono alcun riconoscimento ma neanche, de jure, nessuna discriminazione, mentre 66 Stati trattano l’omosessualità come un reato[3].

Gli stati che offrono tutele alle coppie omosessuali agiscono attraverso il riconoscimento del matrimonio, tale e quale a quello eterosessuale, oppure utilizzano una forma non parificata come le unioni civili. Buona parte di queste nazioni si trova in Europa, il continente che appare maggiormente LGBT friendly, con ben 28 Stati su 50 che prevedono il matrimonio parificato o altre forme di unioni.

Decisamente peggiore è la situazione degli Stati in cui essere omosessuali è un reato: mentre alcune nazioni applicano una sanzione pecuniaria, la maggior parte di esse prevede il carcere, in alcuni casi anche a vita, fino ad arrivare alla pena di morte per 10 Stati, anche attraverso la lapidazione[4]. In altri casi, invece, la legge anti-LGBT è un retaggio coloniale inglese che non è mai stato modificato, ma la sua applicazione trova poco seguito. L’Africa è il continente dove più si osteggia la vita delle persone omosessuali: su 54 nazioni, ben 34 puniscono in varie forme le relazioni tra gli uomini dello stesso sesso[5].

Morte di Giacinto | Merry-Joseph Blondel, Olio su tela, 1830.

Morte di Giacinto | Merry-Joseph Blondel, Olio su tela, 1830.

La situazione delle nazioni che non prevedono alcuna forma di tutela né di punizione è confusionaria: in molti casi si tratta di paesi per nulla pro-LGBT, ma che non hanno mai preso in considerazione la tematica. Il caso dell’Iraq è emblematico: nel codice iracheno non è presente alcuna casistica legata al tema, ma le esecuzioni sommarie e senza processo sono frequenti e per nulla osteggiate dalle autorità. Ma anche in Russia, dove è prevista solo una blanda norma sul decoro pubblico, in realtà sono frequenti le ronde contro gli omosessuali, e in Cecenia è stato scoperto un vero e proprio campo di concentramento, che il governatore della Repubblica Autonoma ha minimizzato con dichiarazioni più che disdicevoli. In altri casi, fortunatamente, nel vuoto legislativo la vita degli omosessuali può considerarsi normale o comunque non in pericolo: è il caso di molti paesi dell’est Europa ora parte dell’Unione Europea, ma anche dei più vicini San Marino o Monaco.

Numerose sono state, negli ultimi due decenni, le risoluzioni ONU a favore dei diritti degli omosessuali. La risoluzione più recente, del 2011, è da molti considerata la più grande apertura ai diritti gay nella storia ed è stata firmata da 96 nazioni. Tra queste, hanno firmato anche degli Stati che considerano l’omosessualità un reato, a dimostrazione che in molti casi manca l’applicazione pratica della legge[6]. In risposta, 54 nazioni, facenti parte soprattutto della Lega Araba, hanno proposto una contro-risoluzione che denuncia come l’apertura ai diritti gay potrebbe portare alla «normalizzazione sociale, finanche la legittimizzazione, di vari atti deplorevoli tra cui la pedofilia». Quale possa essere la connessione tra omosessualità e pedofilia sembra non essere spiegato.

Lo scacchiere internazionale pare quindi estremamente diviso su questa tematica: da una parte il “mondo occidentale”, capitanato da Unione Europea e Stati Uniti, che prevede una vasta gamma di diritti; dalla parte contrapposta, il mondo arabo insieme a Russia e Cina, che limitano e reprimono la libertà di esistere per gli omosessuali. Non sorprende che le stesse frizioni e divisioni che attualmente governano gli scenari geopolitici internazionali si rispecchino anche sui diritti LGBT. La controproposta “omofoba”, pur non firmata esplicitamente da Russia e Cina, è stata siglata da molti paesi africani non arabi che hanno fortissime connessioni economiche con i colossi asiatici e da altri paesi della sfera russa: esemplare è il caso della Corea del Nord, che pur non avendo forme di repressione giuridica (e avendo un atteggiamento sociale non estremamente negativo nei confronti dell’omosessualità) ha firmato la contro-proposta.

Se i grandi temi dei diritti LGBT sono la libertà d’espressione e il riconoscimento delle coppie, ci sono altri momenti nella vita di un omosessuale che possono essere limitati dallo Stato. Uno di questi è la possibilità di donare il sangue: mentre per le donne omosessuali le limitazioni sono estremamente esigue, per gli uomini omosessuali (definiti “MSM”) la legislazione può essere molto limitativa. L’origine di questa discriminazione deriva dal boom di malattie sessualmente trasmesse (MST) verificatasi tra gli anni Settanta e Ottanta nella comunità gay (soprattutto AIDS ed epatite B), che avevano effettivamente mietuto molte vittime. Nonostante ciò, le MST possono essere contratte da qualsiasi partner sessuale, maschio o femmina che sia, e mentre un uomo eterosessuale che pratica sesso non protetto con partner casuali potrebbe effettivamente donare, un MSM fidanzato o sposato da anni e che pratica sesso protetto in alcuni casi non è autorizzato alla pratica della donazione[7]. Fortunatamente, in Italia donare sangue è possibile anche per gli omosessuali senza dover attendere anni dall’ultimo rapporto: ciò che è importante è che negli ultimi quattro mesi non si abbia avuto una promiscuità sessuale, valida parimenti per etero e omosessuali. Fu Umberto Veronesi nel 2001, allora Ministro della Sanità, a eliminare il divieto di donazione per i MSM: in questo ambito, l’Italia è all’avanguardia rispetto al resto d’Europa. Sono ben 11 gli stati europei in cui gli uomini omosessuali non possono donare, e alcune di queste nazioni sono contraddittoriamente in prima linea nel riconoscimento dei diritti omosessuali: si tratta di Islanda, Danimarca, Estonia, Lituania, Austria, Slovenia, Croazia, Malta, Grecia, Ucraina e Turchia. Nella maggior parte delle altre nazioni europee, i MSM possono donare sangue purché sia trascorso almeno un anno dall’ultimo rapporto, anale od orale: è il caso di Francia e Germania, ma anche di numerose nazioni in altri continenti come Stati Uniti, Brasile e Australia.

Anche servire la propria nazione facendo parte dell’esercito è una pratica inaccessibile per molti omosessuali. I sostenitori di questo divieto denunciano come la possibilità di avere possibili partner sessuali durante il servizio possa distrarre i militari, e che molti uomini eterosessuali potrebbero essere convinti, se non addirittura costretti, a compiere atti sessuali tra maschi. Paesi come Cipro, Cina, Messico e Corea del Sud possono negare l’iscrizione alle forze armate alle persone omosessuali, considerando la pratica come fuori dal buon costume o come disordine mentale[8].

L’acuirsi delle tensioni globali potrebbe estremizzare le posizioni di alcuni Stati circa i diritti delle persone omosessuali: il tema LGBT non può e non deve essere un pretesto per schierarsi da una parte o dall’altra dello scacchiere geopolitico. Dall’altra parte, i Paesi che offrono tutele alle coppie omosessuali dovrebbero concludere un percorso che ancora presenta numerosi ostacoli e limitazioni: lo stigma del “gay malato di AIDS”, ad esempio, deve terminare. Ci sono evidenze scientifiche e i tempi sono ormai maturi.

Note

[1] Gay, lesbiche e, nell’atto pratico della legislazione, anche bisessuali. Il tema della transessualità, per quanto rientrante nell’alveo dei cosiddetti “diritti LGBT”, prevedrebbe una trattazione più complessa in quanto ci sono numerose variabili legislative e, spesso, differenti risoluzioni nazionali e internazionali rispetto all’omosessualità.

[2] Si includono stati dal riconoscimento limitato ma dalla piena indipendenza come Kosovo e Taiwan, mentre si escludono i protettorati e i dipartimenti d’oltremare appartenenti ad alcuni paesi (come Francia, Regno Unito, Stati Uniti) oltre che Hong Kong e Macao.

[3] Per questi dati e i successivi circa il diritto nei vari paesi del mondo, si veda State Sponsored Homophobia 2016: A world survey of sexual orientation laws: criminalization, protection and recognition, della International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association.

[4] Essi sono il Sudan, la Mauritania (lapidazione), Nigeria (solo le province settentrionali), Somalia, Iran, Qatar, Arabia Saudita, Yemen (lapidazione), Brunei (lapidazione), Indonesia (alcune province occidentali).

[5] In molti casi, non si fa riferimento alle relazioni tra due donne: ciò può derivare dalle leggi coloniali inglesi che non si occupavano delle donne lesbiche, o a causa di una società maschilista e machista che punisce chi non è “uomo”.

[6] Essi sono Sierra Leone, Mauritius, Dominica e Samoa.

[7] C. R. Seed, P. Kiely, M. Law, A.J. Keller, “No evidence of a significantly increased risk of transfusion-transmitted human immunodeficiency virus infection in Australia subsequent to implementing a 12-month deferral for men who have had sex with men”, in Transfusion, vol. 50, n.12, dicembre 2010.

[8] J.M. Callaghan, F. Kernic, Armed Forces and International Security: Global Trends and Issues, LIT Verlag Münster, 2003.

di Elia Vettorato

La rubrica di geografia è resa possibile dalla collaborazione con Egea Milano.

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