Apollineo e dionisiaco nell’odd couple del film di Dolan
Secondo un famoso adagio, il matrimonio è la tomba dell’amore. Il matrimonio è un contratto, è una sorta di mercimonio, pertanto mal si coniugherebbe con la sublime libertà d’un sentimento come l’amore. A ben vedere, però, tale proverbio è frutto di un equivoco che potremmo spiegare nei termini nicciani de La nascita della tragedia. L’amore, per com’è comunemente inteso, sembra sempre preso tra due polarità, tra l’orgiastico e danzante Dioniso e il misurato e statuario Apollo. Di volta in volta è visto come una forza (dionisiaca) illogica e passionale o come manifestazione (apollinea) d’armonia, di razionalità ed equilibrio.
Se l’amore coincidesse con un influsso totalmente irrazionale (influsso dionisiaco) non potrebbe essere certo però arrestato d’alcunché di apollineo, tantomeno da regole, compromessi e da qualsiasi clausola matrimoniale. L’amore dionisiaco è come un dio (è anzi il dio stesso) che t’invade e t’abbandona quando più gli aggrada, si muove arbitrariamente e non si lascia limitare da nulla, tanto meno da un’istituzione sociale. Come disse un poeta: «Non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo»[1]. Un amante invaso dall’amore dionisiaco non pretende gli sia dato nulla in cambio di ciò che dà e, proprio perciò, un contratto matrimoniale non può che essergli indifferente.
Naturalmente si può obiettare che l’amore vero è quello apollineo; l’amore che segue regole razionali, che ha una sua logica e non si lascia trascinare dalle passioni o dominare dal piacere. D’un tale amore si possono prevedere le condizioni di possibilità e anche il loro venir meno, magari porvi riparo ed evitare il deterioramento del rapporto. Ma il matrimonio, in quanto scrittura formale delle condizioni dell’unione fra due esseri, non può che funzionare da coadiuvante dell’amore à la Apollo.
Naturalmente il cinema ha trattato molto dell’amore e dell’innamoramento. Si potrebbero citare infiniti film che hanno riempito gli schermi con storie d’amore di ogni tipo cercando, di norma, di mostrare la superiorità dell’amore apollineo rispetto al dionisiaco (Attrazione fatale, Nove settimane e mezzo, Basic Instinct) o che al contrario hanno narrato storie di passione intensa (I segreti di Brokeback Mountain, Cuore selvaggio, Stregata dalla Luna).
C’è anche però un terzo modo per intendere l’amore: l’amore come sintesi d’apollineo e dionisiaco; lo sposalizio felice di due differenze radicali. Quando ci innamoriamo, ci innamoriamo di qualcuno che è altro da noi, cioè di qualcuno che non ci può essere indifferente ovvero che è molto differente da noi[2]. Se, viceversa, il desiderio della persona amata non rappresentasse che una sorta di conferma di ciò che siamo, in fondo non staremmo amando veramente, se non il fatto che questa persona ci può far da specchio. Insomma, l’amore con qualcuno uguale o simile a noi stessi è un amore di tipo narcisistico. Attraverso l’altro non staremmo amando, ma praticando una forma complessa di autoerotismo. Insomma le coppie di amanti più armoniose, in realtà, sarebbero le peggio assortite, l’Odd Couple per citare un bel film. L’I Ching, si sa, ama molto giocare fra elementi complementari e forse anche questa volta, con l’esagramma n. 31, vuol metterci sulla strada dell’unione degli opposti o, quantomeno, del loro attrarsi.
È più difficile trovare film che abbiano, intenzionalmente o meno, svolto il tema dell’amore come sposalizio degli opposti. Laurence Anyways e il desiderio di una donna (2012, regia di Xavier Dolan) è uno di questi. Il film narra la storia di un giovane professore con ambizioni letterarie e un talento per la poesia: Laurence. Laurence sta con Fred (diminutivo di Frédérique), donna appassionata e dallo spirito ribelle. Un giorno Laurence confessa a Fred il suo desiderio di essere donna. Lei inizialmente non capisce, ma per amore acconsente ad aiutare il compagno nel suo cambiamento. Gli sceglie i vestiti, gli spiega come truccarsi. Anche la madre di Laurence, l’unica altra donna che egli stimi quanto Fred, è perplessa e vorrebbe ostacolare la scelta del figlio. Invece Laurence è determinato e un giorno si presenta alla scuola dove insegna vestito da donna.
L’esposizione della diversità di Laurence mette in crisi soprattutto Fred, che non tollera lo stress della relazione pubblica con un travestito e, nonostante la forte passione sia sessuale sia sentimentale che li ha legati, lo lascia. Sceglie un matrimonio borghese, un figlio, la gestione della casa. Laurence accusa il colpo. Inizia una relazione con Charlotte, donna più serena di Fred e che lo ama per quel che è. Gli è anzi totalmente dedita; ma Laurence pensa ancora a Fred. La spia di nascosto e le fa pervenire un libro di poesie che ha pubblicato e che parla della loro storia. Poi si presenta a casa di lei. La passione si riaccende. Fuggono entrambi pensando di nascondere la verità al marito di lei, ma Charlotte rivela al marito di Fred la verità.
La storia potrebbe finire qui, invece Laurence non sembra pago di riavere avuto Fred e rimette in crisi il loro rapporto, spiegandole che ora vuole operarsi ed essere totalmente donna. Non sveliamo il finale.
Laurence Anyways di primo acchito potrebbe esser facilmente rubricato come un film à la Almodóvar. Tuttavia non si può non notare che il protagonista del film di Dolan diverge da quelli di Almodóvar: non è un personaggio che nasca marginale, ma che sceglie la marginalità.
Simone de Beauvoir sosteneva che donne non si nasce, si diventa; ma se è così perché dovrebbero diventare donne solo coloro che nascono femmina? E perché mai, però, un uomo dovrebbe desiderare di diventare donna? Perché omosessuale? Non è il caso di Laurence. In tutto il film non vediamo e non sappiamo d’un solo rapporto tra Laurence e altri uomini. Lui le donne le ama (anche fisicamente) anche se indossa la gonna.
Laurence è intrappolato in un amore paradossale, quello della sintesi dionisiaco-apollinea. La trappola della sintesi è che lega Apollo e Dioniso come calamite, ma il lato apollineo ha un bisogno costante di risposte e ragioni per questo legame. Perché amo questa donna? Perché proprio lei e non un’altra? E come posso amarla meglio e di più? Questo vuol sapere Apollo, trovare una ragione alla propria passione. L’amore dionisiaco invece non ha ratio. La persona amata dionisiacamente è sentita ed è totalmente Altra: non è mai riconducibile a un mio interesse, né è parte di qualcosa che è mio.
Ecco allora che l’unico modo per comprenderla è farsi Altro, transitare come un viandante in questa alterità. «Posso amarla oltre quel che sono?» – questo si chiede Apollo. Perché l’unica possibilità di capire l’alterità è spogliarsi della propria identità e diventare tale alterità. Per i latini, persona significava “maschera”. Laurence è un uomo che ama dionisiacamente e vuol capire apollineamente le donne, fino a dover indossare una sorta di nuova maschera, una nuova personalità (di tulle) per riuscirci.
Apollo, però, a differenza di Dioniso, è razionale e la sua parte la vuole. Pertanto si chiede costantemente anche: «L’altro può amarmi al di là di quel che sono? Può amarmi in ogni modo (anyways)?». Da qui la necessità di Laurence di mettere sempre alla prova Fred e da qui un amore che nasce e si sviluppa come una tragedia greca, con maschere di tulle invece che di capra.
Note
[1] Il poeta in questione è De André e il verso è dalla Canzone del maggio, nella versione alternativa pubblicata su Stereo 8 dalla Produttori Associati.
[2] Naturalmente i gusti sessuali hanno poco a che fare con l’amore così inteso. Non solo perché l’amore omossessuale come sposalizio di due differenze è sempre possibile, dato che le differenze a cui qui ci si riferisce possono manifestarsi a livello mentale o spirituale, ma anche perché, se così non fosse, dovremmo ammettere anche che i due membri di una relazione eterosessuale, se messi nell’impossibilità d’amarsi fisicamente, non possano provare amore, cosa che sarebbe in contrasto sia con la concezione dell’amore dionisiaca (s’ama senza ratio) sia apollinea (chi ama razionalmente mette in secondo piano la sessualità) e, a fortiori, del loro sposalizio.