Intervista con Francesco Ciaponi
Jeffrey Lebowski, The Dude, hippie fuori tempo massimo, bowler, eroe anti-nichilista, è un’icona cinematografica e occupa un posto speciale nel cuore di infiniti appassionati. Con un nuovo libro curato da Francesco Ciaponi, The Big Lebowski Art Collection (Edizioni del Frisco, 152 pp., 20 €), la sua figura viene messa al centro di un vasto progetto di reinterpretazione artistica: il Drugo e i comprimari del film diventano i protagonisti delle grafiche di 68 artisti internazionali, portando questo personaggio a un nuovo livello di culto.
Come nasce l’idea di un libro d’arte con Lebowski come protagonista?
Ideare e realizzare un libro sul Grande Lebowski era da anni un’idea che mi frullava per la testa: sia per il sincero affetto che da sempre questo film suscita nelle persone, sia per le mille interpretazioni che si possono dare al film e ai suoi personaggi. Queste possibili interpretazioni, punti di vista, sfaccettature, nel libro emergono tutte, provenendo in pratica da tutto il mondo e utilizzando ogni mezzo immaginabile, dall’illustrazione alla grafica, dal design alla pittura fino a vere e proprie istallazioni.
Il volume si compone di immagini ispirate alla pellicola corredate da testi. In che modo l’immagine originale – quella filmica – dialoga con la sua riproposizione in chiave artistica o grafica e con la parola scritta?
L’immagine originale del film, i profili caratteriali dei personaggi e il loro ripetere di continuo alcuni comportamenti istintivi e caricaturali sono già di per sé inviti a un’interpretazione grafica ancor più accentuata rispetto al film. Detto questo posso aggiungere che alcuni hanno scelto una singola scena, come quella di Walter e Smokey, o un singolo dettaglio, come il barattolo delle ceneri di Donny; altri invece hanno utilizzato il proprio stile e il proprio background per omaggiare con infografiche, ritratti o grafica vettoriale il film in generale.
Poi, chiaramente, ci sono quelli che hanno messo la freccia e sono andati per la loro strada fornendo materiale che anche io stento a definire e a catalogare.
In che modo avete raccolto e selezionato i contributi degli artisti coinvolti? Sono anche loro fan del Drugo?
L’idea iniziale, essendo il primo libro che pubblico come Edizioni del Frisco, era quella di un omaggio ben fatto, ma ristretto come numero di partecipanti. Con questo obiettivo ho lanciato una call sul sito delle Edizioni del Frisco rivolta a un piccolo gruppo di amici illustratori italiani con cui collaboro dai tempi di Italian Poster Rock Art, un vecchio progetto mai del tutto abbandonato. Si chiedeva loro un’illustrazione e una breve bio e si prometteva in cambio una copia omaggio. Insomma, si trattava di una semplice collaborazione basata sulla passione che ci accomuna nei confronti del Drugo!
Da quel momento in poi, però, è iniziato ad arrivarmi materiale che piano piano aumentava fino a che, dopo nemmeno un mese dalla call, mi sono accorto di essere a più di 40 artisti e soprattutto che le opere stavano giungendo ormai da ogni parte del mondo.
Non ho mai pensato di selezionare il materiale, quello che arrivava andava utilizzato tutto. In primo luogo non c’erano dei parametri oggettivi di scelta e poi, di fronte alla mole di lavori che stava arrivando, ho cominciato a convincermi che uno degli aspetti più belli del libro è proprio la varietà, la disomogeneità e il pluralismo di modi con cui, alla fine, si può vivere e immaginare uno stesso concetto, in questo caso il Grande Lebowski.
Non nascondo che per qualche giorno ho pensato di lasciar perdere tutto visto che comunque in questo progetto ero solo e, sia in termini di costi sia di tempo, la faccenda si stava facendo un po’ troppo complicata. Ma la crisi è durata poco, giusto il tempo di realizzare cosa stava nascendo e immaginarmi il libro fra le mani. Un libro vero, ben impaginato e stampato, su buona carta, sfogliando il quale si sarebbero potute vedere, una dopo l’altra, le 68 immagini tutte ispirate a Lebowski e soci. Non si poteva stoppare un progetto del genere: quindi avanti.
DROMe, un giovane ma importante brand del settore fashion, ha creduto nel progetto e mi ha dato una mano per l’invio delle copie in giro per il mondo. Le notti le ho passate ad impaginare e correggere, a ricevere e spedire mail. Le giornate in tipografia a controllare le lastre e poi, finalmente, ho aperto quelle scatole e il libro era bellissimo!
Cos’è secondo te che negli anni ha fatto la fortuna di Lebowski, questa figura un po’ pop, un po’ il contrario del pop, presso un pubblico così vasto?
Questa è una di quelle domande che, nel corso degli anni, molti immagino si siano fatti e non credo che qualcuno abbia individuato il vero e proprio motivo. Penso piuttosto che i fratelli Cohen, in questa pellicola e con questi personaggi, siano riusciti a indicare una via, un approccio, un modus operandi per affrontare le difficoltà della vita quotidiana. Non che la si possa davvero mettere in pratica, ma penso sia piacevole e rassicurante sapere che esiste una visione della vita come quella del Drugo a cui a volte far riferimento.
Chiaramente poi esiste anche quella parte irrazionale, di pelle, che non si può descrivere a parole e che spinge tante persone ad avvertire il Drugo, Walter, Donny e tutti gli altri come degli amici, ma sul perché proprio non mi sento di avventurarmi: la prendo così e basta, come dice il Drugo, no?
The Dude abides… E in che modo, secondo te, questo libro si inserisce nell’insieme degli altri tributi alla figura di Lebowski, dal Dudeism come religione in poi?
Mi piace pensare che The Big Lebowski Art Collection sia una sorta di regalo collettivo – dopotutto gli artisti hanno donato il materiale e le spese che giustificano il prezzo sono esclusivamente quelle di impaginazione, stampa e parzialmente di spedizione. Così ho cercato di impostare anche la comunicazione insieme a tutti e 68 gli artisti, come se fossimo tutti vecchi amici e non sconosciuti che abitano ai capi opposti del mondo: inviavo loro, all’incirca ogni due settimane, un messaggio con cui li aggiornavo sullo stato dei lavori, crisi esistenziale compresa, cosa che continua ancora oggi. Questo ha permesso a tutti – o almeno questa era la mia intenzione – di sentirsi dentro ad un progetto reale che, a differenza delle Lebowski Fest o dei siti quali Dudeism, resterà a lungo nelle case di chi deciderà di acquistarlo e che, immagino, sarà piacevole da guardare anche e soprattutto a distanza di anni, quando noi saremo vecchi e stanchi mentre Lebowski sarà ancora un riferimento.
C’è una grafica che ti piace in modo particolare di cui vuoi parlarci, per darci un assaggio del libro?
I lavori hanno tutti, davvero tutti, un loro perché e quindi per me è dura indicarne uno. Se proprio devo mi piace sottolineare lo splendido lavoro che hanno fatto due ragazze, una canadese e una italiana.
Marcy Boles, una graphic designer e stampatrice che vive in Ontario, mi ha inviato, pur sapendo che il libro sarebbe stato stampato, una GIF animata con l’insegna di un pub immaginario dedicato al Drugo che alternativamente si illumina. Semplice, essenziale, per palati raffinati.
E poi c’è Nadia Sgaramella, l’illustratrice pugliese che ha creato l’immagine di copertina. Nadia ha avuto una pazienza incredibile nel fare e disfare più volte il lavoro in base a quello che di volta in volta non ci piaceva e ha creato un suo personalissimo Drugo inserendolo, insieme agli elementi classici come il bicchiere e l’accappatoio, in un contesto diverso, scarno, pulito e lineare e creando così, almeno per me, una sensazione di strana piacevolezza.