Un puzzle in evoluzione

Potare i rami secchi del corpo per tenerlo sano

Cachessia, apoptosi, macrofagi e scenari splatter: quando la malattia è assenza di deterioramento, il corpo umano si affida al servizio della “nettezza urbana cellulare” per rigenerare se stesso eliminando i pezzi del puzzle rovinati.

Quando pensiamo allo Sgretolamento, pensiamo a qualcosa di negativo. Nel nostro corpo non sempre è così: ci sono situazioni in cui la malattia sta nel tenersi addosso qualche fardello compromesso. Siamo in effetti un puzzle in costante evoluzione costituito di minuscoli pezzi vivi e specializzati, capaci di riprodursi, di accrescersi o anche di soffrire, di morire e addirittura di suicidarsi. Se uno dei pezzi si ammala, è meglio sacrificarlo per non far ammalare tutto l’organismo.

Le cellule sono i pezzi del puzzle; sono simili tra loro ma allo stesso tempo sufficientemente dissimili da occuparsi ognuno di qualcosa di diverso e fondamentale. La cellula sta alla base della vita e presenta tutte le caratteristiche che ogni essere vivente deve possedere per potersi definire tale: nasce, cresce, si riproduce, invecchia e muore.

Nel corpo umano durante le prime fasi dello sviluppo si differenziano circa 200 tipi diversi di cellule, a seconda della funzione che svolgeranno: nervose, muscolari, di rivestimento, cellule che producono sostanze. Le cellule deputate alla stessa funzione si organizzano poi in tessuti; ogni tessuto svolge una funzione a sé: per esempio, il tessuto muscolare scheletrico ha la capacità di avvicinare o allontanare tra loro segmenti ossei adiacenti contraendosi o distendendosi, permettendo così la mobilità delle ossa stesse.

Ogni organo è poi costituito da più tessuti diversi, che insieme favoriscono una funzione specifica. Per esempio, nell’intestino avremo enterociti di assorbimento sul versante interno del tubo, poi un tessuto muscolare che spinge il contenuto in avanti, come le dita sul tubetto di dentifricio, e infine un tessuto di rivestimento che protegge l’organo e lo isola. Un insieme di organi che svolge la stessa funzione generale viene poi a costituire un apparato: per esempio, la digestione è a carico dell’apparato digerente e questa avviene in diverse fasi: dalla frantumazione del cibo a opera dei denti alla produzione di feci come scarto finale. Gli apparati formano infine l’organismo.

Nell’organismo il numero di apparati, organi e tessuti è invariabile. Ciò che cambia – e non solo nel corso della vita, ma proprio costantemente – è il numero di cellule che compongono il nostro corpo. In media, un uomo di media altezza del peso medio di 70 kg ha circa 100 mila miliardi di cellule.

Per alcuni tessuti il ricambio è continuo. Questo è il caso delle cellule del versante interno dello stomaco, che è di per sé un organo spettacolare: è deputato a sciogliere letteralmente nell’acido il cibo, stritolandolo per giunta nella morsa della gabbia muscolare di cui è costituito. Pur essendo fondamentalmente un sacchetto pieno di acido, riesce a non corrodersi da solo grazie a una doppia arma: da una parte, ha delle ghiandole che producono un muco denso che fa da strato protettivo per le cellule; dall’altra, ha un ricambio costante di queste, che quindi possono coraggiosamente sacrificarsi e svolgere uno dei lavori più pericolosi al mondo solo per un tempo molto limitato. Ci sono poi cellule molto più longeve che non muoiono mai o che lo fanno pur senza essere in grado di riprodursi (o quasi): sono i neuroni, tra le cellule più complesse.

Betulla ph. Anna Laviosa 2014

Betulla ph. Anna Laviosa 2014

Quindi alcune cellule sono più longeve di altre per la loro natura intrinseca, ma anche per altri fattori. Ma perché una cellula muore? Può succedere per motivi fisiologici – se è anziana o non è più reputata utile per l’organismo – o per motivi patologici. La morte patologica può essere lenta o improvvisa, necessaria o dannosa. Vediamo in che modo.

Per un individuo che decide di seguire una dieta dimagrante ci sarà – si spera – un calo ponderale. Ma cosa vuol dire questo, che le cellule dimagriscono? Alcune sicuramente sì, specialmente quelle che immagazzinano molte riserve energetiche; soprattutto, però, diminuirà il numero complessivo di cellule dell’organismo. Questo è un cambiamento positivo quando è necessario. C’è d’altra parte la situazione in cui il deperimento è cercato anche quando non servirebbe, diventando una vera e propria ossessione: l’anoressia nervosa è una malattia che affama il corpo costringendolo a ridurre drasticamente il numero di cellule che lo compongono. Così facendo, vengono a perdersi moltissime sostanze fondamentali per un corpo sano.

Esistono malattie in cui il corpo deperisce, invece, per fattori esterni. Lo stato di grave deperimento organico causato dalla carenza cronica di tutti i macronutrienti prende il nome di marasma. Kwashkiorkor nella lingua africana ga significa “malattia del bambino quando arriva un fratellino” o “malattia del bambino staccato (dal seno)”: colpisce i bambini da 1 a 4 anni in stato di profonda malnutrizione in seguito all’inizio dello svezzamento (non adeguato e spesso povero di proteine). Il marasma infantile è maggiormente diffuso nei paesi in via di sviluppo ed è la forma più diffusa di malnutrizione proteico-energetica nei bambini. A provocarla sono l’interruzione precoce dell’allattamento al seno, l’aumento di infezioni (per esempio la gastroenterite acuta) o condizioni igienico-sanitarie scadenti. Le conseguenze possono essere drammatiche: da disturbi dell’accrescimento a ritardo mentale. In Paesi come il nostro, invece, è più diffuso il marasma senile, che vede coinvolti gli anziani ricoverati o in generale le persone che assumono farmaci che interferiscono con l’assorbimento dei nutrienti. Il marasma, che può essere direttamente legato a una malattia, come nel caso del cancro, è una condizione reversibile, perché con un adeguato assorbimento di nutrienti si può ripristinare lo stato di salute. Questo finché non si arriva alla cachessia, condizione irreversibile.

Quando invece una cellula singola o un tessuto specifico subiscono un danno importante e improvviso vanno incontro a necrosi. È lo scenario più splatter: la cellula si sgretola o, meglio, esplode lentamente; si rompono le sue pareti e anche l’involucro dei corpuscoli digestivi al suo interno permette la fuoriuscita di una sostanza tossica che innesca una situazione caotica anche per le cellule limitrofe che vengono danneggiate.

Se però il danno è meno violento e improvviso ma prolungato e cronico si può andare incontro a un fenomeno particolare. Per riprodursi, una cellula deve replicare il proprio DNA; quest’ultimo è scritto su papiri e papiri di materiale biologico che vengono srotolati di volta in volta quando serve. Se c’è bisogno di produrre una proteina, si userà “la ricetta” indicata dal DNA e gli ingredienti forniti dall’alimentazione che andranno assemblati seguendo la ricetta. Qualche errore nel copiare il DNA in fase di replicazione è inevitabile ma esistono dei “correttori di bozze” che aiutano con le necessarie verifiche. Se gli errori sono troppi, però, qualcuno rischia di essere tramandato. Per evitarlo la cellula avvia i processi di apoptosi (dal greco, “caduta delle foglie”). È un momento quasi da samurai per la cellula, che fa harakiri per morire con ordine e dignità. Vengono attivati, infatti, dei processi che portano alla disgregazione della cellula fino alla sua parcellizzazione e all’eliminazione dei residui. L’apoptosi è anche il processo necessario per scolpire il corpo del feto durante la gravidanza: inizialmente abbiamo le dita palmate, collegate da una membrana che viene poi distrutta tramite apoptosi. La madre stessa, dopo aver accresciuto le dimensioni del suo utero e seno in gravidanza li vede tornare a dimensioni normali grazie al cessare dell’influenza di fattori ormonali e alla conseguente apoptosi.

Infine, una cellula può anche invecchiare. La cellula senescente non è più in grado di proliferare e perde alcune funzioni fisiologiche. La senescenza è una possibile risposta della cellula, come l’apoptosi, a eventi che alterano il DNA e può verificarsi dopo numerose duplicazioni. In generale una cellula senescente viene fagocitata dalla “nettezza urbana cellulare”, i macrofagi.

In ogni caso, la potatura dei rami secchi è la chiave di qualunque organismo sano. Il problema è quando il deperimento è diffuso e incontrollato e non giustificato. Ma d’altronde questo non vale un po’ per qualunque situazione? E quindi, viva lo Sgretolamento che lascia spazio a nuova vita: anche nel corpo, l’autunno e l’inverno non sono che l’attesa di una nuova primavera.

di Yasanthi Ilayperuma

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