Ristagni creativi in camera oscura
Ristagno è lo sguardo fisso, assorto nel vuoto, prima di esclamare “Eureka!”
Se la guardiamo come una pausa prima della rincorsa, l’idea di ristagno assume un carattere corroborante.
Non solo l’espressione “tirare un negativo” non significa usarlo come arma in una rissa o lanciare una maledizione, ma si rivela (chimicamente, è il caso di dirlo) complementare a “spingere un negativo”.
Per ottenere il massimo dalla pellicola (quella inesorabilmente già caricata in macchina) il fotografo poteva decidere, trovandosi in una situazione di luce scarsa, di esporla per una sensibilità superiore (ad esempio, esporre una pellicola 400 ISO come se fosse 1600 ISO) così da allargare la finestra temporale per l’ingresso della luce nell’obiettivo e di completare l’operazione con un tempo di sviluppo prolungato.
Alcune pellicole (Kodak Tri-X 400 e Ilford HP5) sono state progettate per questo trattamento e lo reggono bene, ma occorre tenere presente che aumentano sia la grana che il contrasto della stampa.
Effetti dell’overdevelopment
Lo sviluppo prolungato di un negativo, noto anche come overdevelopment, può avere diversi effetti sull’immagine finale:
aumento del contrasto, luci brillanti e ombre molto scure creano immagini drammatiche;
riduzione della gamma dinamica del negativo, perdita di dettagli nelle aree estreme (alte luci e ombre) dell’immagine;
aumento della granulosità del negativo, l’immagine stampata appare più “ruvida” soprattutto nelle aree uniformi come il cielo senza nuvole;
densità maggiore del negativo, le aree più scure del negativo (le alte luci nell’immagine positiva) possono diventare quasi impenetrabili sotto la luce dell’ingranditore, mentre le aree chiare del negativo si trasformano in neri profondi nell’immagine stampata;
riduzione o perdita di dettaglio nelle alte luci, deriva dalla maggiore densità del negativo (le aree molto luminose possono apparire nella stampa come grandi aree bianche);
aumento della foschia (o base fog) del negativo, riduce ulteriormente la chiarezza e il contrasto dell’immagine stampata.
Ognuno di questi effetti può essere inteso passivamente come una limitazione o come una convinta scelta stilistica. Per evitare effetti indesiderati, è importante seguire i tempi e le temperature raccomandate dal produttore del chimico di sviluppo e dal produttore della pellicola e considerare le condizioni di esposizione della pellicola. Consigli per un soddisfacente sovrasviluppo:
prolungare il tempo di sviluppo oltre la durata raccomandata dal produttore; aumentare la frequenza dell’agitazione in modo che il reagente entri continuamente in contatto con la pellicola; utilizzare una concentrazione più alta del rivelatore per accelerare la reazione chimica. L’overdevelopment apre un’ampia gamma di possibilità creative.
Il sovrasviluppo tra i grandi fotografi
Famosi fotografi hanno sperimentato lo sviluppo prolungato del negativo per ottenere effetti particolari nelle loro immagini.
André Kertész (1894 – 1985)
Instancabile sperimentatore delle più svariate tecniche di camera oscura, Kertész deve essersi buttato a capofitto (metaforicamente!) anche nel bagno di sviluppo prolungato.
Ansel Adams (1902 – 1994)
Conosciuto per aver teorizzato il Sistema Zonale (dal bianco puro al nero assoluto ci sarebbero 11 gradini tonali), Adams calibrava metodicamente il tempo di sviluppo in funzione del contrasto desiderato per le sue fotografie di paesaggi.
Self-Portrait, Monument Valley, Utah.
Ansel Adams 1958
Aaron Siskind (1903 – 1991) Nelle sue composizioni astratte, Siskind evidenzia forme, superfici e texture di oggetti quotidiani. Sovrasviluppando i suoi negativi, aumenta il contrasto e accentua i dettagli.
W. Eugene Smith (1918 – 1978) Lo stile drammatico e incisivo delle sue fotografie documentarie è, in parte, dovuto alla manipolazione del processo di sviluppo: Smith temporeggia in camera oscura per aumentare contrasto e rumore delle sue stampe.
Subway and Blur, Tokyo. William Klein 1961
William Klein (1926 – 2022)
Contraltare dionisiaco al rigore formale di Richard Avedon, Klein rivoluziona fotografia di moda e
street photography
con il suo stile graffiante e caotico. Scientemente, rifugge l’idea della “bella immagine” in favore di una realtà granulosa e ferocemente contrastata. Lo sviluppo prolungato in camera oscura è stata, per Klein, una tappa necessaria allo sviluppo del suo linguaggio visivo.
Subway and Blur, Tokyo. William Klein 1961
Don McCullin (1935) Ha sovente utilizzato il sovrasviluppo per aumentare il contrasto delle sue stampe e aggiungere un tono cupo e drammatico a immagini di conflitti e sofferenze umane. Con questa tecnica, ha ricalcato la durezza della guerra restituendola ai nostri occhi con immagini profondamente emozionanti.
Daido Moriyama (1938)
La fotografia di strada del fotografo giapponese cattura l’essenza grezza e grintosa della vita urbana. L’aumento di contrasto e texture conferisce un senso di immediatezza al suo lavoro, enfatizzando la natura transitoria e disordinata delle scene di strada.
Untitled, October 21, 1969, International Anti-War Day,
1969 (printed 1980s) Daido Moriyama
Red Crown Crane Feeding, Tsuru, Hokkaido, Japan,
2005, printed 2019 © Michael Kenna.
Courtesy of Peter Fetterman Gallery
Michael Kenna (1953)
I suoi paesaggi si ammantano di mistero surreale e senza tempo grazie all’accentuato contrasto che anima il gioco di luci e ombre.
Anton Corbijn (1955)
Autore di indimenticabili videoclip musicali (Personal Jesus dei Depeche Mode, One degli U2, Hearth-Shaped Box dei Nirvana,
Reflektor degli Arcade Fire), Corbijn è noto per i ritratti in bianco e nero (spesso con una tonalità seppia o azzurrata) di musicisti e celebrità. Sovrasviluppando i suoi negativi, Corbijn ottiene un alto contrasto che evidenzia la grana (cioè i microscopici cristalli di alogenuro d’argento) e dona un aspetto sincero e schietto ai suoi soggetti.
PJ Harvey in London. Anton Corbijn 1994
Diversi tempi di esposizione, diverse condizioni di illuminazione e un overdevelopment più o meno accentuato sono ingredienti versatili per immagini sempre nuove.
Non lasciamoci ingannare dall’apparente immobilità stagnante, ma attraversiamo lo specchio di Alice per scoprire, dietro il sipario di apatica quiete, un vorticoso vulcano di idee pronte a sgorgare. Still waters run deep.