La vita colorata di Henri Matisse

Henri Matisse (31 dicembre 1869 – 3 novembre 1954) è stato uno degli artisti più influenti del XX secolo che, grazie ai suoi colori vivaci e alle forme semplificate, ha cambiato l’approccio sia verso la fruizione che verso le modalità di fare arte. Le sue opere vanno oltre il realismo portando l’attenzione su emozioni e stati d’animo attraverso un uso innovativo del colore proponendo opere che celebrano la vita in ogni suo aspetto.

Matisse iniziò a dipingere verso i 20 anni, dopo gli studi di legge e l’inizio di una carriera come impiegato statale, durante i postumi di un attacco di appendicite. Nel 1891 iniziò a studiare presso l’Académie Julian di Parigi, una scuola privata fondata dal pittore Rodolphe Julian, dove fu seguito dal pittore simbolista Gustave Moreau. Dopo un inizio legato alla pittura di nature morte, grazie al rapporto di amicizia col pittore australiano John Peter Russell, entrò in contatto con l’opera dei post-impressionisti, soprattutto di Vincent Van Gogh e di Paul Cézanne. Matisse ammirava profondamente Paul Cézanne (nel 1899 comprò Le tre bagnanti e lo tenne sempre nel suo studio) che vedeva come un maestro di composizione e di colore, visto non solo come decorativo ma costitutivo dell’intera scena.

La sua influenza servì a Matisse per liberarsi definitivamente dai canoni accademici, cominciare a pensare alla realtà e alla composizione in termini di piani e volumi e ricercare la sintesi tra forma e colore. Questa ricerca, legata alla lezione di Cèzanne, è individuabile in opere come Lusso, calma e voluttà (1904, Parigi, Musée d’Orsay), dove la cromia e le forme monumentali delle bagnanti sono un chiaro richiamo alla sua opera. Opera che qui viene anche superata da Matisse applicando il colore in modo più esplosivo, abbandonando le tonalità naturali e le ombre, e puntando su una visione più sintetica e decorativa della realtà, con figure più fluide e leggere.

Questo approccio alla materia pittorica, figlia delle lezioni dell’Impressionismo e del Post-Impressionismo, era un denominatore comune a diversi artisti nella Francia di questi anni. Questi artisti vennero invitati da George Desvallières ad esporre tutti assieme in una sala del Salon d’Automne del 1905, nella sala VII. L’impressione fu tale che il critico d’arte Louis Vauxcelles descrisse così l’esposizione: “Al centro della stanza, il torso di un bambino e un piccolo busto in marmo di Albert Marque, che modella con delicata maestria. Il candore di questi busti sorprende in mezzo ad un’orgia di toni puri: Donatello tra le belve”. Proprio il termine belve, in francese fauves, diede il nome a questo movimento, il Fauvismo del quale Matisse è indicato come caposcuola.

Tra le dieci opere esposte al Salon la più rappresentativa è La donna con il cappello (San Francisco, Museum of Modern Art, 1905), noto come Ritratto di Madame Matisse, nel quale Matisse raffigura sua moglie con colori inaspettati e contrasti vivaci. Il volto è dipinto con ombre verdi e tratti rosa, viola e arancio, evidenziando il carattere e la personalità della donna attraverso il colore più che con i dettagli realistici. Quest’opera provocò molte critiche, venne descritto come “un barattolo di pittura buttato in faccia al pubblico”, ma venne subito acquistato da Gertrude Stein. Il movimento Fauves, nonostante l’assenza di un manifesto e la sua breve durata (termina nel 1908), con le sue opere e i suoi artisti fondamentali, come André Derain e Maurice de Vlaminck, ha posto le basi per l’estetica dei movimenti successivi come Cubismo e Espressionismo.

Grazie a Gertrude Stein Matisse entrò in contatto con diversi artisti tra cui Pablo Picasso e il loro rapporto fu tra i più intensi della storia dell’arte. I due, pur avendo stili diversi, si rispettavano profondamente e si influenzarono reciprocamente: Picasso si spingeva verso forme geometriche e astratte con il Cubismo, mentre Matisse puntava a un linguaggio basato su colori brillanti e forme semplificate. Entrambi amavano l’arte esotica: Picasso era attratto dall’arte africana, mentre Matisse si ispirava all’arte islamica e orientale. Questa sana competizione portò ciascuno dei due ad evolversi continuamente, mantenendo viva la loro creatività.

Un altro rapporto importante fu quello con Pierre Bonnard, segnata da un profondo rispetto reciproco e da una visione condivisa della pittura come ricerca di armonia e bellezza. Anche se svilupparono stili distinti, continuarono a scambiarsi idee e influenze per tutta la vita. Matisse ammirava in Bonnard la capacità di creare atmosfere intime e sensuali e l’abilità di catturare la luce in modo poetico. Bonnard invece era affascinato dalla sicurezza e dalla semplicità con cui Matisse costruiva le sue immagini e si scambiavano spesso lettere in cui commentavano il lavoro dell’altro.

Dopo l’esperienza Fauves Matisse sviluppò un approccio ancora più essenziale verso la sua arte, usando grandi superfici di colore e forme stilizzate. Un esempio di questa fase sono i due dipinti La Danza e La Musica (1910) entrambi conservati all’Ermitage di San Pietroburgo. Sono entrambi commissionati da Sergej Ščukin. La Danza è una delle opere più celebri dell’artista: ispirata alla farandola, una danza francese, vediamo cinque figure stilizzate rosse che danzano in cerchio. Dietro c’è un semplice fondale caratterizzato dal minimalismo blu del cielo e dal verde del prato. La semplicità e la fluidità dei corpi creano un’armonia visiva, assieme al ritmo che trasmettono, che comunica una bellezza primitiva e universale. Il colore, ridotto all’essenziale, trasmette una forza incredibile, dando all’opera un’energia vitale e un senso di movimento perpetuo. Il pannello La Musica raffigura cinque personaggi rossi ritratti sul fondo di un cielo blu e di un prato verde. Due di essi stanno suonando un violino ed uno strumento a fiato mentre gli altri tre stanno intonando una melodia.

Per Sergej Ščukin eseguì nel 1911 L’atelier rosso, che però venne rifiutato e ora si trova esposto al MOMA di New York. Raffigura il suo studio, dominato da un rosso intenso che copre tutta la superficie della tela, con gli oggetti interni delineati semplicemente e senza ombre. Questa scelta cromatica crea un’atmosfera calda e intima, ma anche audace, che mette in risalto il legame personale dell’artista con il suo spazio creativo. In questo dipinto sono visibili tutte le influenze che Matisse ha avuto e che qui vengono superate. Quella dell’impressionismo nella sua mancanza di punto focale, sostituito dall’armonia dall’equilibrio compositivo, e quella del post-impressionismo (soprattutto Van Gogh) attraverso le prospettive forzate e l’uso estremo del colore.

Il fascino per l’esotismo è presente nelle opere di Matisse. Va ricordata ad esempio l’Odalisca con pantaloni rossi (Parigi, Centre Pompidou, 1921) dove è ritratta una figura femminile reclinata su un letto, circondata da motivi orientali e colori vivaci. I colori e i dettagli decorativi creano un’atmosfera rilassante e sensuale, dovuta alla combinazione di linee sinuose e colori puri per ottenere un effetto estetico affascinante.

Negli ultimi anni della sua vita Matisse, colpito da gravi problemi di salute, sperimentò una nuova tecnica artistica chiamata gouache découpées. Tale tecnica consisteva nel dipingere a gouache di diversi colori dei grandi fogli che, una volta asciugati, venivano ritagliati per creare delle composizioni. Di questo periodo fa parte Icaro (1947), ideata per un libro dal titolo Jazz. L’opera raffigura una figura stilizzata su uno sfondo blu, circondata da stelle e un cuore rosso, che evoca il mito greco di Icaro. Qui però manca il sole, elemento classico di questa raffigurazione, che viene sostituito da stelle gialle in un cielo blu, un cielo sicuro che gli permette un volo tranquillo, senza pericoli. Rappresenta universalmente l’Uomo, teso verso la ricerca e la soddisfazione dei suoi desideri.

L’ultimo capolavoro di Matisse è La Piscina (MOMA, New York, 1952), realizzato con la tecnica dei gouaches découpés due anni prima della sua morte. Durante l’estate del 1952, una mattina, Matisse chiese a Lydia Delectorskaya, la sua assistente, di voler vedere dei nuotatori. Al rientro all’Hotel Régina di Nizza chiese alla sua assistente di ricoprire i muri della sala da pranzo con della carta bianca. Una volta fatto questo iniziò a ritagliare dalla carta blu dei nuotatori e delle figure marine che poi applicò sulla carta alla parete. Si tratta di una composizione monumentale che rappresenta figure di nuotatori in sequenza, come se si muovessero all’interno di una piscina. Con figure semplici e un senso di movimento continuo, La piscina esprime la vitalità del mare, portando l’energia dell’acqua direttamente nel suo spazio domestico. Quest’opera evidenzia l’ingegno di Matisse nel superare le limitazioni fisiche della malattia e rappresentare il movimento con una tecnica semplice ma incredibilmente efficace.

Henri Matisse muore nel 1954 e con la sua visione unica ha rivoluzionato l’arte moderna. Non mirava solo alla bellezza esteriore ma anche all’espressione delle emozioni attraverso colore e la semplicità delle forme, andando oltre il realismo. Con le sue opere ha influenzato artisti come Mark Rothko e David Hockney e non solo visto che Matisse ha ridefinito il ruolo dell’artista moderno. Non solo un creatore di immagini, ma un mediatore di emozioni e di serenità, un innovatore che attraverso l’arte trasmette valori profondamente umani, come la bellezza, la pace e la vitalità.

di Marco Saporiti

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  • Laureato in Storia e Critica dell'Arte, ha una passione infinita per il Rinascimento tedesco, la batteria e la musica progressive. Ha la capacità innata di diventare un'ombra quando è al cospetto di troppe persone.

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