Storia dei miei soldi attraverso lo specchio

Io e mia sorella abbiamo nove anni di differenza. Ho letto di recente che non si può realmente parlare di “sorella maggiore” quando il gap temporale è così ampio: è come se si fosse figli unici di una stessa coppia di genitori, frutto di due famiglie che hanno in comune la mamma e il papà.
In effetti, io e mia sorella siamo sempre state più amiche, complici, che consce portatrici di uno stesso patrimonio genetico. La nostra alleanza passava dal confessarci a vicenda segreti e guai che non avremmo detto neanche alle nostre migliori amiche a scambiarci vestiti che poi rimanevano nei rispettivi armadi per le ere a venire. Ma non solo: quando lei si appropriava di una mia maglietta che, viste le dimensioni, le avrebbe lasciato la pancia scoperta come andava di moda in quel periodo, io in cambio potevo arrampicarmi sulla sua libreria, in cerca di libri a cui altrimenti non avrei avuto accesso.
È così che è avvenuto il mio primo incontro con Melissa P.
Non ricordo di preciso quanti anni avessi, ma non scorderò mai l’elettricità che mi dava tenere in mano un oggetto che per la prima volta mi parlava esplicitamente di sesso. Il libro è rimasto nascosto per mesi sotto il cuscino del mio letto, mentre lo leggevo e rileggevo, soffermandomi sulle parti già sottolineate da mia sorella e quelle che per me erano più sorprendenti. Un altro oggetto in quello stesso periodo è comparso nei pressi del letto, sul comodino: proprio come faceva la nonna della protagonista, ogni sera prima di dormire mi spazzolavo i capelli con cento colpi di spazzola.
Adoravo Melissa P. Volevo essere come lei. Ero impaziente di provare le sensazioni che descriveva nel suo diario, ma non quelle che probabilmente vi state immaginando. Non vedevo l’ora di avere lo stesso potere della protagonista, la stessa capacità di farmi vedere e farmi desiderare, di usare gli stessi strumenti di cui la natura ci ha dotate entrambe per affermarmi. Per me quella lolita era la definizione di femminilità.
Quindici anni dopo ho capito che il corpo è tante cose oltre a poter essere arma e, soprattutto, ho finalmente una libreria tutta mia. Dentro ci ho appoggiato un nuovo libro di Melissa Panarello, che ancora una volta mi ha parlato di potere e di un argomento di cui mi vergogno a conversare anche con gli amici più cari: è la Storia dei miei soldi.

Con grande sorpresa la voce narrante è proprio lei: Melissa P., quella del libro, che un giorno incontra casualmente Clara T., un’altra donna dal nome puntato che ha già fatto irruzione nella sua vita molti anni prima. Lei è infatti quella del film, l’attrice che ha interpretato la ninfetta che ha reso entrambe famose. E ricche.
Clara T. poi ha recitato in altri film, Melissa P. poi ha scritto altri libri. Le linee delle loro vite si sono toccate solo per un attimo, per farle rincontrare solo adesso, poco dopo che Clara ha ricevuto davanti a Melissa una sberla da un uomo. Le due si riconoscono e, dopo aver raccattato del ghiaccio per sgonfiare la guancia di Clara, la narratrice si rende conto che i suoi occhi verdi sono profondissimi, famelici. D’altronde Clara ha davvero fame, perché da qualche tempo non può permettersi con regolarità un pasto caldo. Così Melissa le offre il pranzo, oltre a darle 10 euro su richiesta della ragazza.

Ti porto i miei estratti conto. Altro che romanzi. È lì che trovi le storie della gente. È così che conosci le persone. Da cosa scappano e da cosa si sono fatte sedurre, se vuoi conoscere il passato e il futuro è lì che devi guardare. Lascia perdere le stelle, le carte, le linee della mano.

Melissa si accorge subito che la fame di Clara non riguarda solo il cibo: deve raccontarsi ed è lei che ha scelto, è a lei che vuole consegnare la storia di come ha fatto a passare da essere una delle attrici più in voga e chiacchierate, tanto da essere scritturata da Polański, a elemosinare qualche spicciolo per riuscire a sopravvivere nell’appartamento che condivide con tre studentesse. Dopotutto, è proprio grazie a Melissa se Clara ha potuto guadagnare cifre di denaro esorbitanti quando era appena una ragazzina e ora l’urgenza diventa anche sua. Così le due decidono di incontrarsi nei mesi successivi con cadenza regolare, per parlarsi e raccontarsi l’una all’altra, in scambi che sono abilmente orchestrati dalla scrittrice che lascia sempre il giusto spazio alla riflessione. Le loro storie infatti hanno dei punti in comune che fanno spesso credere al lettore che ci sia qualcosa di più di una semplice necessità di cronaca. Si tratta dello stesso effetto che provocano le continue informazioni – veritiere – che riguardano la vita di Melissa Panarello (il nome del marito, dei figli, l’agenzia letteraria e molto altro). È una narratrice che si prende gioco di noi, che inserisce parti di una storia vera in un’altra, e non ci è dato a sapere se per costruire il personaggio di Clara si rifaccia a una persona realmente esistita. Ammetto che ho googlato immediatamente il nome di Clara T., poi ho cercato l’attrice che ha interpretato Melissa P., ma nessun indizio mi ha portato a credere si tratti davvero di lei. Ed ecco che, fin dalle prime pagine, l’impressione è che Panarello si stia guardando allo specchio.

In una famiglia dove gli avi sono morti annegati, i figli avranno paura del mare; in una in cui qualcuno se n’è andato per seguire il culo di una femmina, si avrà paura delle donne. Nella mia famiglia si aveva paura di amare perché due adolescenti erano morti per colpa di un cuore troppo debole. […] Il cuore perciò, fra la gente del cognome di mia madre, bisognava nasconderlo. L’amore regola chi sei, ma se non hai amore e non sai chi sei, vuoi solo avere.

È così che inizia il racconto di Clara, che sembra attribuire la sua disgrazia alla famiglia da cui proviene. La stessa famiglia che l’ha ricoperta di soldi quando era in vita da poche ore, per scaramanzia. Tutto le fa pensare di essere destinata ai soldi, non all’amore. Queste le due costanti nell’esistenza della ragazza, scoperta a sedici anni in un centro commerciale dal manager Lino. Si tratta del primo passaggio di consegne che vede il corpo di Clara come merce, tra il padre, che quel pomeriggio l’aveva assoldata per recapitare delle scarpe, e l’uomo che la renderà il viso e soprattutto il corpo di Melissa P. In realtà, come ci dice l’attrice stessa, a Clara non è mai piaciuto il sesso, neanche mentre stava con Trevor, figlio di Lino e suo primo vero amore. È con lui che inizia a dissipare i soldi che guadagna, a colpi di prelievi da 250 euro al giorno. E poi il mutuo, i viaggi intorno al mondo per riscoprirsi, e soprattutto le richieste della madre, che usa il senso di colpa come arma per farsi fare bonifici. Forse tra i personaggi più spietati nella vita di Clara, è lei che più di tutti ha contribuito a renderla povera nel portafogli e nei sentimenti: ogni volta che la figlia la chiama, quella le ricorda che sta abbandonando sua madre, che non ha i soldi per campare. D’altronde la stessa Clara ce l’ha anticipato: in una famiglia in cui si ha paura di amare, si può solo possedere. Così il loro rapporto è dettato esclusivamente dal ricatto e dalla manipolazione, e infatti finisce nel momento stesso in cui Clara non ha più niente da darle.
Qualcosa di molto simile accade con il secondo grande amore di Clara, Pietro: un amore che non ha rispetto e che risucchia i suoi soldi e le sue energie, scomparendo di sera tra le lenzuola di altre donne. È con lui che deve affrontare la gravosa notizia di non avere più entrate, perché Lino decide di troncare i rapporti con lei e di non saldare i suoi ultimi pagamenti. Quando il conto segna zero e arrivano le prime lettere dalla banca, a Clara sembra di non avere più via di scampo.

La vita di Clara, almeno fin dove avevo saputo, era costellata di legami annodati dal ricatto, dal senso di rivalsa, dal potere anche quando si trattava di semplice potere sessuale. Non c’era stata generosità in nessuna delle sue relazioni e questo, a mio parere, c’entrava moltissimo con la questione del denaro. Come con i soldi, era stata una questione di proporzioni e a un certo punto non era più riuscita ad amministrare a dovere le entrate e le uscite, che fossero in moneta o in sentimenti. Aveva preteso tutto e aveva perso tutto.

Con un’ossessione febbrile, Clara rilegge le carte, i bonifici, tutte le cifre che incontra nei suoi documenti e sul suo estratto conto. Ha perso davvero tutto. È in questo momento che la ragazza scopre di essere incinta di Pietro.
La maternità è un altro dei grandi temi di questo libro, e forse quello che più di tutti avvicina la voce narrante e la protagonista. Melissa infatti sta per diventare mamma per la seconda volta mentre porta avanti gli incontri con Clara, che solo nelle ultime pagine le affida il segreto più imponente che ha, nonché l’unica perdita di cui si rammarica davvero: suo figlio. È proprio nel momento più toccante del racconto che la voce di Clara subisce una violenta virata verso la dolcezza, quando ricorda della solitudine del parto e dei sacrifici fatti per poter assicurare al suo bambino un pacchetto di patatine. Ancora, Melissa riesce a catturare una donna che sembra aver imparato dai suoi errori, e che regala al figlio un salvadanaio che, monetina dopo monetina, potrà essere una salvezza per lui ma una condanna certa per Clara.

Storia dei miei soldi (vedete: anche il titolo stesso ci fa pensare che la narratrice non stia dicendo la verità e nient’altro che la verità) è il suggellarsi di un patto tra due donne che si scambiano l’unica moneta che sanno gestire: l’una ricopre un ruolo per l’altra, l’altra consegna al mondo la sua storia. Nel farlo, Panarello tratta con delicatezza per la seconda volta un tema che, proprio come era il sesso nei primi anni Duemila, oggi rappresenta un tabù, soprattutto sulla bocca di una donna, diventando una paladina della giustizia nella letteratura contemporanea che, per pudicizia, certi temi non li tratta. Attraverso la storia della sua nuova protagonista, l’autrice riconosce il potere letale del denaro, soprattutto quando viene messo nelle mani di una giovane donna che ancora non ha avuto esperienza del mondo e che, di conseguenza, si brucia maneggiando fama e popolarità. Nata in una culla ricoperta di banconote e morta con lo stomaco pieno di monetine, Clara assume di nuovo il ruolo di doppio della sua creatrice, facendoci domandare di chi è davvero il libro che stiamo tenendo tra le mani.

di Giorgia Levy

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