L’eco della realtà
Che cosa sfiora Narciso? Quale potenza riesce a toccarlo, a penetrarlo fino a sradicarlo dalla ripetizione del suo destino? Non è turbato dall’amore, che si disperde e decade ai suoi piedi inesorabilmente. “Chi è là?” risponde Eco, la ninfa dei boschi costretta a ripetere le ultime parole ascoltate. Ma anche l’abbraccio della giovane driade viene scansato e il suo amore impossibile la porta a rifugiarsi malinconicamente sui monti e nelle valli, a dissolversi nel dolore fino a quando di lei non rimane che la voce.
Anche Narciso è vittima della sua stessa ossessione e persiste nel suo ammirarsi senza tregua nella sua immagine riflessa. Il narcisismo è una vicenda di ripetizioni, di traiettorie che persistono sempre uguali a sé stesse, di parole dette e ridette e di spietate crudeltà. L’impenetrabilità all’eros, a ogni scambio che preveda una apertura, frustra ogni abbraccio e sguardo, lasciando interdetto e dubbioso chiunque sia stato colpito dal demone. “Da quali stelle siamo caduti per incontrarci qui?”, sussurra Nietzsche dopo l’incontro con Lou Salomè in una cappella di San Pietro. L’estasi d’amore non è però reciproca ed è ricambiata da una serie di garbati rifiuti. Mentre l’audace giovane pietroburghese farà cadere ai suoi piedi gli intellettuali di mezza Europa di fine Ottocento, il filosofo invece si contorcerà nel letto colmo di speranze annotando […] «Quando sono completamente solo, spesso, molto spesso, pronuncio il suo nome – per il mio immenso piacere!». Se l’amata è irraggiungibile e incontattabile lo è però anche l’innamorato che persiste nella sua estasi e vagheggia l’unione: «Sopra di noi splende una stella tra le stelle, / intorno a noi scroscia l’eternità». Non accadrà mai: nessun verbo d’amore per Friedrich e Lou sarà coniugato al plurale, se non nell’anima del filosofo di Röcken. All’impossibilità di raggiungere il cuore amato si accompagna spesso un difetto di visione della realtà, d’altronde anche per Narciso stesso la sua immagine riflessa si increspa non appena tenta di sfiorarla.. Ma si persevera comunque nel tentativo uguale a sé stesso di raggiungere l’immagine desiderata, una coazione a ripetere che diviene un automatismo impossibile da fermare attraverso l’imposizione della volontà, ineludibile e diabolico.
Tutto ciò è possibile solo in nome di una possessione: non è la voce di Eco ad essere seduttiva per Narciso ma la potenza dell’immagine. L’epidemia dell’immaginario per Žižek è la diffusione di stati estremamente intensi di attivazione della fantasia in ogni individuo a seguito della accessibilità della tecnologia di massa che propone un’infinità di stimoli visivi parcellizzati e virtuali. Nella sua capacità contagiosa, l’immagine appare anche caricarsi di una certa forza ideologica, potenziata da una serie di operazioni di estetizzazione e di ipercostruzione del reale che favoriscono la sua autonomia rispetto al soggetto. L’immaginario viene percepito e vissuto come svincolato e dotato di un piano di esistenza suo proprio rispetto alla realtà. Al contrario per il soggetto fruitore dell’immagine, quest’ultima viene vissuta paradossalmente in modo solipsistico e personalistico in massimo grado. Nel mondo di economia strategica attuale, la scelta individuale viene poi opportunamente rinforzata dagli algoritmi ad hoc che conoscono abitudini di consumo, di scelta e di gusto lasciando ben poco spazio di scelta e di alternativa, costringendo il soggetto a essere popolato dal suo stesso immaginario in maniera abissale. Le infinite proposte per ogni piacere appaiono paradisiache per la fame e il pathos di immagini del puer aeternus, il fanciullo divino che abita ognuno che si nutre proprio di fantasia e aborre in massimo grado le grevi limitazioni della realtà. Panorami esotici, pornografia, food blog e videogiochi sopperiscono in modo surrogato attraverso le loro estetizzazioni, invertendo bisogni con desideri immaginari. L’accessibilità al bacino di immagini pressoché infinite rende onnipotenti e inflaziona la coscienza rispetto al concreto padroneggiamento degli oggetti di piacere e conoscenza, dando l’illusione della presenza e rendendo inutile la memoria. In questa atmosfera rarefatta si sospende la percezione del tempo che diventa un eterno presente, in uno stordimento tipico degli stati di narcosi che si diffondono da Narciso, fiore e divinità dell’anima. Questa è la stoltezza giovanile che pervade nella possessione dell’immagine che tende a ripetere sé stessa prepotentemente al di là di ogni critica, imbambolando il fruitore con la parvenza di novità quando effettivamente l’esperienza nuova non è. Come conseguenza la realtà, o una sua porzione, viene oscurata in una macula caeca e ci si ribella contro di essa appena la si vede sbucare dietro le fronde. “Chi è là?” domanda per primo Narciso quando avverte la presenza di Eco, allarmato da una presenza perturbatrice del piacere di essere con sé stesso. Hillman sottolinea la difficoltà del puer aeternus nel processo di discesa e di incarnazione nella realtà dalle vette spirituali di immaginazione in cui generalmente svolazza con leggiadria, perfettamente aderente alle sue fantasie e ideali. Nel processo di adattamento alla realtà il corpo ha un ruolo rilevante nell’accettazione della mortalità e dello scorrere del tempo, fenomeni a cui il fanciullo eterno è generalmente allergico. Ma, come sottolinea Žižek, con l’avvento della digitalizzazione anche il corpo è popolato di immaginario, rendendo le distinzioni tra realtà e fantasia molto meno nette e afferrabili. Risalta però la relazione come dominio in cui vengono compiuti i crimini d’anima più efferati, nella completa indifferenza verso i tentativi di comunicazione e di incontro che si dissolvono come neve al sole, insignificanti rispetto allo strapotere dell’immaginario. “Giù le mani! Non mi abbracciare! Preferisco morire piuttosto che darmi a te!” è l’urlo di Narciso a cui Eco risponde desolatamente con un “Darmi a te” che la riempie di vergogna per il rifiuto e la pone in fuga sui monti.
Nel 1919 Freud scrive una lettera a un’allieva russa della società psicoanalitica a proposito del mistero della morte rispetto alla teoria delle pulsioni. In particolare esisterebbe una coazione a ripetere indipendente dal principio di piacere che si riscontrerebbe nei sogni di trauma, nei giochi ripetitivi dei bambini, nel transfert e nel carattere cieco, e a un occhio esterno un po’ stupido, di ogni sintomo con carattere compulsivo. Non solo, in ogni organismo vivente ci sarebbe una spinta a ripristinare uno stato precedente “a cui questo essere vivente ha dovuto rinunciare sotto l’influsso di forze perturbatrici provenienti dall’esterno”, il ritorno a un’inerzia iniziale che non si sarebbe voluta abbandonare. L’allieva è la regina di cuori infranti. Lou Salomè, ormai psicoanalista cinquantenne e diagnosticata come narcisista da Freud stesso con il quale non condivide però l’idea di un inconscio radicato nell’istinto di morte ma concepito come fonte di vita. “Nell’amore avvertiamo questa spinta, diversa da ogni altra, a unirci l’uno all’altro proprio sotto l’impulso della novità, dell’estraneità, di un qualcosa che è stato forse presentito e desiderato ma mai realizzato – che non ci giunge dal mondo a noi noto e familiare, con il quale da tempo ci siamo fusi e che semplicemente ripete noi stessi”, scriverà nella sua opera La materia erotica. Friedrich Nietzsche, dopo l’abbandono del suo ideale d’amore, troverà invece in sé stesso e nell’oltreuomo che accetta dolore e solitudine il materiale per lo Zarathustra. Le traiettorie di vita paiono allora incrociarsi; l’innamorato della stella danzante si arrende alle sue sorgenti creative, la femme fatale e vergine seduttrice si apre all’eros. Il destino di Narciso pare non essere ineluttabilmente condannato alla ripetizione di sé stesso se nell’immagine riflessa viene abbracciata la propria autenticità, unico viatico che permette ai fanciulli di trasformarsi in fiori sulla terra.
Bibliografia
Friedrich Nietzsche- Lou Salomé, Da quali stelle siamo caduti? Lettere, a cura di Selena Pastorino, il melangolo (pag 57 e 157)
Slavoj Zizek, L’epidemia dell’Immaginario, Biblioteca Meltemi
James Hillman, Saggi sul puer, Raffaello Cortina Editore
Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, Trad. it., Boringhieri, Torino, 1992 vol. 9, p. 208
Nathan Schwarz-Salant, Narcisismo e trasformazione del carattere, Vivarium
di Alessandro Gabetta
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