Corpo, terra, abuso, resistenza
Che tutto passi dai corpi non è un fatto scontato. Lo è ancora meno per chi vive la tossicità dei territori sul proprio corpo ritrovandosi, ad esempio, policarburi nel sangue o glaucomi nel cervello derivanti da polveri di impianti industriali.
Le voci minoritarie che raccontano la tragicità del rapporto tra uomo e natura vengono spesso soffocate dalla prepotenza di una storia fatta di “dati verificabili”, valutazioni di impatto ambientale, bustarelle e malaffare.
Nella provincia di Caserta, dove sono nata e cresciuta, si produce l’80% del fabbisogno energetico dell’intera regione Campania. Le aspettative di vita sono le più basse d’Italia e la mortalità infantile è tra le più alte.
Un luogo difficile dal punto di vista sociale, insostenibile a livello ambientale, vergognoso dal punto di vista politico e istituzionale, omertoso dal punto di vista civile e democratico. Ma, come ogni luogo marginale, pregno di visioni, di possibilità.
Martyrion è un progetto artistico di testimonianza e denuncia che nasce dall’esigenza vivissima di dar voce alle storie di riscatto dei territori che ho visitato in quanto attivista impegnata nella lotta contro Edison S.p.A. che a Presenzano in provincia di Caserta sta costruendo una centrale Termoelettrica alimentata a gas da 800 MW.
È proprio a partire da Presenzano, il mio piccolo paese natìo, che si sta compiendo dal 2020 un pellegrinaggio per raccontare la violenza e l’assurdità dell’accanimento dell’uomo sui corpi e sull’ambiente, per tenere viva la narrazione di quei focolai di resistenza che si oppongo allo scempio.
Martyrion è un progetto fotografico e performativo, sviluppato da una collaborazione tra me e la fotografa Sara Terracciano che raccoglie le vertenze delle realtà territoriali in difesa dell’ambiente, dall’Alto Casertano, alla piana di Venafro, all’Agro Caleno, al cuore della Terra dei Fuochi.
Martyrion è un tour lungo le manifestazioni tangibili dei tradimenti di politiche corrotte e inadeguate, in combutta coi colossi energetici, che possiedono strumenti in grado di mutare i destini di intere realtà territoriali, depredandole di risorse.
Martyrion è una protesta fatta di immagini che prende spunto dalle storie delle sante martiri cristiane per sottolineare le correlazioni tra corpo e ambiente, violenza territoriale e mutilazione corporale, martirio e biocidio.
Questo è lo scatto da cui il progetto ha avuto origine. Sono a piedi nudi, vestita della sottana di mia nonna davanti al cantiere della centrale termoelettrica che Edison sta ancora ultimando a Presenzano.
In questa immagine tengo alto un vessillo del femminile che si chiama “ALBANOVA”: è una preghiera ostinata dedicata all’utopia ragionevole di una Campania Felix possibile.
un progetto di Teresa Antignani e Sara Terracciano
MANIFESTO
Bisogna avere l’immagine della casa così come dovrebbe essere per soffrire della casa com’è. Tutto comincia da un sentimento. Era più d’una voce a parlare. Invitavano a una dimensione dove, ammazzati tutti i fiori, solo i destini e la disciplina e le intenzioni potevano fiorire, nell’arco di un tempo che a posteriori si sarebbe potuto misurare esattamente. Avvelenato il bestiame, quelli si risolvono a cercare altro latte per nutrirsi. Le condizioni di svantaggio insomma non sono irrilevanti, ma i romani hanno pur fatto qualcosa del loro saturnismo, considerati secoli di stoviglie in piombo.
Non è il caso che costruisce una situazione o una impresa, e nemmeno è l’impegno da solo la garanzia di una riuscita: vi sono gusti alla vita, vocazioni laiche e prodotti naturali della costanza degli interessi, arricchiti e deviati dagli accidenti, e molti più figli dell’insofferenza obbligata che delle libere decisioni.
Qualcuno aveva il coraggio di inoltrarsi in un sociale sempre più livido. Altri esiliavano il proprio corpo reale, o la propria voce, o entrambi; non erano per questo scomparsi. In certi casi i brandelli di differenti identità potevano unirsi per fiancheggiarsi in uno scopo comune, separarsi in seguito senza dolore, e tornare ai propri casi. Non è necessario che un corpo collettivo sia costantemente sintonizzato sulle stesse frequenze. Nondimeno, era fondamentale l’esistenza dei corpi e delle frequenze. Un’unica vibrazione, in casi particolarissimi, insieme trovati e costruiti, poteva rimbombare in certe congiunzioni storiche e questo per qualcuno era sufficiente.
Quello che accade, il fatto reale, nel suo accadere e salvo strumentalizzazioni politiche è difficile che si presti a essere mitizzato, laddove è facile che l’immagine che lo descrive passi per icona, e ci sono spiriti e contesti per i quali una donna, è sempre “dei sette dolori”. E al contrario degli enunciati esatti che dal corpo provengono (il corpo percettivamente separato e individuato come avvenimento di per sé), ecco l’astrazione nebulosa e vaga della pietà, la processione degli inginocchiamenti, le cautele devozionali, le contraddizioni evidenti ingoiate col pane. Fra l’incuria e le millenarie paure, e certi sughi irritanti che la terra produce da qualche anno.
Meditava queste ed altre cose sopra le correnti delle voci notturne. L’invito che ne veniva era cordiale e valeva per chiunque non fosse un indelicato. L’invito era la diretta conseguenza e insieme il presupposto iniziale di certe prese di posizione. Vieni a ferirti con noi, a bere nelle nostre case, scendi a guardare il vino nei capillari dei nostri occhi.
La consolazione non li riguardava, mentre lo dicevano, e preferivano ascoltare il gallo cantare, terminata la notte. Questo stabiliva dei confini. Una coscienza che si rapporti a vicende da cui non è toccata se non dall’esterno, può rendere racconto e logos quello che è ferito e sparpagliato, e che non ha la proprietà intrinseca della coerenza narrativa. Il che non è un male di per sé. Ma chi non conosce certi modi e stili di comportamento, è probabile che rimanga confinato nella propria prospettiva iniziale, separata dal cuore del problema dal limite, legittimo, della fatica e della incomprensione, e per certe storie e passioni questo non è abbastanza. Tutto è separazione; ma questo non giustifica l’autoassolvimento nel non aver tentato mai una trasformazione.
Chi putarria scrivere la storia de nu pazzo, si chi la scrive la storia, sta sempe fora ‘a ‘stu manicomio!
Meditava e beveva vino, la notte ancora inchiodata al nostro emisfero.