1
La ferita verticale
Preme la ferita verticale,
divaricando penetra
la macchina del volo.
Recide i magri filamenti
ne sventra l’ordita trama
degli elastici segmenti.
Sembrava mormorasse
quasi un alito sommesso
la macchina sospesa
un impercettibile vibrare
un sottilissimo stormire.
Ora tace nel cavo della faglia
spazio attonito e silente
vuoto collasso verticale.
2
Un rovinar di frammenti
Un rovinar di frammenti
come se dita staccate
in rallentata presa
giù dal baratro incavato
si schiantassero sul fondo.
Sebbene resistano
ancora in sospensione
i fianchi forti nel volo
e impavidi oppongano
inconsapevole diniego,
è il centro che crolla,
franando rapido collassa
lasciando ammutolite ceneri
nel totale e repentino
annientamento d’ogni senso.
3
A quando il crollo
A quando il crollo della tensione
nella composta macchina del volo?
A quando l’afflosciarsi inevitabile
del sistema d’alta precisione
in esemplare crescita costante?
L’inaspettato irrisorio peso
ma infine squilibrante, ora
travolge la mirabile struttura
e apre inaspettata la frattura
che inghiotte e rilascia deiezione
in silenziati pallidi detriti.
Chi ignorava smemorato
nell’animo confuso che
vaghe sono le certezze, ora sa:
in ciascuna parte dello spazio
dominante è il vuoto che spaura.
4
Separazione
Divora, il vuoto della faglia
in profonda frattura verticale
l’arcana macchina del volo
sospesa nell’incurvata onda,
ne soffoca il respiro,
ne succhia avida lo spazio
ne viola l’ordine connesso.
Franti i legami d’annodati fili
scissa l’ordita trama
s’incunea prepotente il vuoto
allontanando mutilati i nodi
l’uno dall’altro respinti
nell’inarrestabile deriva.
Tuttavia, ancora palpitava
l’arcana macchina del volo
d’un tremore commovente
e breve, prima di morire.