Calligrafie di Itsuo Tsuda, maestro d’Aikido
di Manon Soavi
«Chuang-tzu, grande filosofo cinese, ha detto, duemilacinquecento anni fa: l’uomo Vero respira a partire dai talloni, mentre la gente ordinaria respira dalla gola. Chi respira oggi a partire dai propri talloni? Si respira a partire dal petto, dalle spalle o dalla gola. Il mondo è pieno di questi invalidi che non sanno di esserlo»[1]. Così comincia il Maestro Tsuda nel suo primo libro, pubblicato nel 1973, dando il tono nel citare il filosofo che più l’ha accompagnato nel suo percorso.
Tsuda era un ricercatore infaticabile e un uomo di grande cultura. Per tutta la sua vita non smise di lavorare per permettere all’essere umano di liberarsi di ciò che lo disturba e lo ostacola. Partito dalla sua ricerca personale della libertà di pensiero, una comprensione filosofica dell’essere umano gli si è rivelata a mano a mano lungo il percorso delle sue pratiche: Aikido, Seitai, Nō… E questa filosofia dell’essere umano, questa via, il Maestro Tsuda la diffonderà soprattutto attraverso i suoi libri[2] e il suo insegnamento nei dojo per una decina d’anni. Ma c’è un mezzo più segreto di cui si servì gli ultimi anni della sua vita: la calligrafia.
Riguardo a ciò, Tsuda definiva se stesso “calligrafo amatoriale”, nel senso dello Zen, ossia, come molti maestri di arti marziali, Ikebana, Chadō, ecc., utilizzava la calligrafia per comunicare un modo di pensare e trasmettere una filosofia.
Tsuda intraprese la via della calligrafia in maniera singolare, a modo suo. A causa delle limitazioni dell’epoca, scelse di tracciare con la cera. Una limitazione che portò a un superamento. Gli ideogrammi sono tracciati a pennello, con la cera calda, poi il tessuto viene tinto, e infine la cera viene tolta. Resta allora la traccia, una traccia vuota.
Esprimere l’inesprimibile. Comunicare l’incomunicabile[3].
Itsuo Tsuda si è impegnato nei suoi libri a rendere accessibili ai lettori dei concetti e dei principi che spesso appaiono molto distanti dalla nostra cultura. Fa un ponte, ci parla di situazioni ordinarie che rivelano un background molto più profondo. È questo che rende la lettura dei suoi libri qualcosa di gradevole, di evidente.
È diverso per la calligrafia. È un insegnamento più “esoterico”, nel senso che richiede uno sforzo di comprensione da parte nostra, di assumere un ruolo attivo. Tuttavia Tsuda trasmette, attraverso di essa, un insegnamento essenziale per chi vuole andare più in profondità.
È dopo i sessant’anni che egli comincia a tracciare delle calligrafie in Francia, e a ripercorrere ciò che ha nutrito il suo percorso.
La sua storia comincia nel 1914 in Corea, sotto il dominio giapponese, dove i suoi genitori, di origini nobili, si erano stabiliti. All’età di sedici anni, si rivolta contro l’autorità paterna e parte alla ricerca della libertà di pensiero. Arrivato a Parigi nel 1934, segue degli studi di etnologia e sinologia alla Sorbona con M. Mauss e M. Granet. La guerra interrompe i suoi studi e deve rientrare in Giappone. È soltanto dopo la fine del conflitto che si interessa in modo più approfondito agli aspetti culturali del suo paese e che comincia lo studio del Nō con il maestro Kanze Kasetsu, e del Seitai con il Maestro Haruchika Noguchi. Assunto come interprete di André Nocquet, che era appena arrivato in Giappone per studiare l’Aikido, viene conquistato dalla personalità del Maestro Morihei Ueshiba[4] e dall’arte che scopre. Così, fino alla morte di Ueshiba, praticherà quotidianamente all’Hombu dojo di Tokyo.
Itsuo Tsuda diceva spesso che ciascuno dei maestri che aveva conosciuto aveva scavato dei pozzi differenti, ma che in fondo a ogni pozzo scorre la stessa acqua e che essi sono comunicanti.
Così quando tornò a stabilirsi in Francia, all’inizio degli anni Settanta, dette la priorità alla diffusione del Seitai e dell’Aikido, cominciando nel contempo a scrivere il suo primo libro. È a partire dal 1978 che fece conoscere le sue calligrafie ai suoi allievi.
Una vasta cultura
Il centinaio di calligrafie che tracciò esprime una cultura che affonda le sue radici nella tradizione classica cinese, poiché numerose calligrafie di Itsuo Tsuda fanno riferimento a testi di Chuang-Tzu, di Lao-Tzu o, attraverso un ideogramma, un disegno, li suggeriscono. Altre sono massime tratte dallo Zen, proverbi, riferimenti culturali cinesi o giapponesi popolari all’epoca.
Per esempio, la calligrafia Il vero Eremita vive nel cuore delle grandi città è una frase molto conosciuta di una poesia di Wang Kang-Ju. Itsuo Tsuda citò varie volte questo testo, in particolare in questo passaggio del suo libro La Via della spoliazione: «C’è un precetto Zen che dice: “I piccoli eremiti si rifugiano sulle montagne e nelle foreste. I grandi eremiti si rifugiano nei quartieri popolati”. Sento gente di città invidiare i contadini che vivono in campagna e respirano l’aria pura. Sento anche contadini esasperati che dicono: loro però non hanno tutte le seccature che abbiamo noi. La fortuna degli uni fa la sfortuna degli altri. Per quanto mi riguarda, non mi occupo della questione del contesto. Mi occupo soltanto di quel che succede in noi stessi. Se le persone vogliono diventare piccoli eremiti, ciò le riguarda. In ogni caso, non sono io che le incoraggio a farlo, perché il problema di fondo rimane inalterato»[5].
Nelle sue calligrafie Itsuo Tsuda fa riferimento al Buddismo, al Tch’an, o ancora a una poesia, a un concetto che proviene direttamente da uno dei suoi maestri: Haruchika Noguchi o Morihei Ueshiba. Un umorismo sottile emerge dalle sue calligrafie, come in Cerchio, triangolo, quadrato che è una calligrafia abbastanza classica nello Zen. Itsuo Tsuda ha ripreso il nome L’Universo che venne dato alla calligrafia di Gibon Sengai. Traccia un cerchio, un triangolo e un quadrato ma lo fa a modo suo, con il suo umorismo così particolare, questo tipo di sguardo malizioso sulla situazione instabile dell’essere umano: Cerchio, cielo. Triangolo, essere umano. Quadrato, terra.
Ma l’orientamento particolare di ogni traccia fa assomigliare la calligrafia a un omino! Il triangolo leggermente storto che collega una base molto solida, la terra, con la testa nel cielo. L’essere umano nella sua imperfezione, il suo disequilibrio, la sua umanità. E allo stesso tempo, l’essere umano è Ame-no-Ukihashi, il legame fra il cielo e la terra.
Per apprezzare questo mondo dobbiamo fare un passo. Come sempre non si tratta solo della qualità dell’insegnante, della grandezza dell’arte, della qualità del libro o della calligrafia. Entrare nella percezione alla quale ci invitano queste calligrafie dipende anche da noi, non possiamo accontentarci di aprire il becco come degli uccellini che aspettano il cibo: dobbiamo metterci a caccia a nostra volta. «L’artista […] non ha fatto che dare il via a un processo che viene riattivato quando la pittura è vista, e che porta a livelli diversificati di comunicazione e di comprensione. Perché chi la guarda svolge un ruolo vitale nel compimento dell’opera nel suo proprio spirito»[6]. I maestri ci hanno lasciato delle tracce, sta a noi seguirle con assiduità e continuità.
Per i lettori che desiderassero andare più lontano nella scoperta dell’opera calligrafica di Tsuda è in uscita il libro Itsuo Tsuda, Calligrafie di Primavera che raggruppa un centinaio delle sue calligrafie, oltre a ricerche, fonti e traduzioni possibili. Esso ci conduce in un viaggio alle fonti della filosofia che Tsuda ha proposto, fonti che hanno nutrito il suo percorso e possono nutrire anche il nostro. L’opera sarà presentata in anteprima il 18 maggio 2018 presso il Dojo Scuola della Respirazione.
Info e prenotazioni: Scuola della Respirazione, via Fioravanti 30, Milano
02 34932037 · 340 4108222 · info@scuoladellarespirazione.org · www.scuoladellarespirazione.org
Note
[1] Itsuo Tsuda, Il Non-Fare, Yume Editions, Parigi 2014, p. 17.
[2] Dei nove libri in francese, pubblicati tra il 1973 e il 1984 da Éditions Le Courrier du Livre, i primi due sono stati tradotti in italiano dalla Yume Editions.
[3] Itsuo Tsuda, Il Non-Fare, cit. p. 11.
[4] Fondatore dell’Aikido.
[5] Itsuo Tsuda, La Via della spoliazione, Yume Editions, Parigi 2016, p. 84.
[6] S. Addiss, L’art Zen, Éditions Bordas, Paris 1992, p. 12.