Per una Tigre di Cartolina
La bassa marea svela la chiglia delle barche ormeggiate – o forse neglette – sulla riva; le spoglie di un paio di occhiali, di una forchetta, di un fantoccio di pezza annegati qualche volta da soli e ora risputati insieme dall’acqua; l’ammasso di detriti filamentosi delle alghe, o della coscienza, che seccano al sole basso del tramonto.
L’immagine che l’I Ching ci propone per la Diminuzione non è tanto diversa: un lago che diminuisce di portata per far emergere un monte. L’immagine di un momento in cui la vita sembra sottrarsi, prosciugata della ricchezza dei momenti di piena, ridotta all’osso.
La vita ai detenuti in carcere deve apparire così, come un’esistenza un po’ di meno. Concetto La Spina, del penitenziario di Torino, la dipinge su una cartolina come quella spiaggia derelitta abbacinata dalle ultime luci del giorno, in cui la realtà delle cose si fa più incerta che mai, e bisogna aggrapparsi all’«ultimo scoglio per non dimenticare». È questo il titolo che sceglie per la sua opera, pensando alle cose che restano – quelle davvero essenziali – mentre tutto il resto sembra svanire. Rimangono speranze, desideri, i propri ricordi spiaggiati sulla carta come in un quadro surrealista di Miró: La Spina li dipinge con inchiostro nero, caffè e colla vinilica, i mezzi più essenziali che possa trovare, e spedisce la cartolina all’indirizzo de Il Prato Publishing House.
Insieme alla sua ne arrivano altre centinaia. Centoventidue detenuti partecipano al concorso di mail-art “Pittori Dentro”, organizzato dall’Associazione Artisti Dentro Onlus, facendo evadere una parte di sé con un semplice francobollo postale. Le tecniche, i materiali, le composizioni, gli stili, i linguaggi non hanno bisogno di un comune denominatore: la Mostra Galeotta che viene allestita con i finalisti è un inno alla libertà più sfrenata.
L’obiettivo dell’iniziativa è da una parte quello di offrire un’occasione di crescita e svago all’interno delle case circondariali, dall’altra quello di portare il fruitore libero a prendere coscienza di quella parte della società troppo spesso considerata come un corpo estraneo, dimenticata o demonizzata.
Costruire un ponte tra “dentro” e “fuori”: questo si prefigge la mostra, giunta nel 2017 alla sua seconda edizione, organizzata dalla Presidente Sibyl von der Schulenburg e con la curatela del Prof. Giancarlo Lacchin. Per questo, accanto alle opere dei detenuti, sono state esposte le cartoline dipinte da ventidue artisti liberi, che hanno saputo partecipare con sensibilità ed empatia al tentativo di esplorare e demolire i confini tra i due spazi. Fra di loro, due nostre vecchie conoscenze: la scultrice Ōki Izumi (soggetto della nostra recensione “Trasparenze e riflessioni”, La Tigre di Carta n.9) e il pittore Vanni Cuoghi, autore dell’opera The Scarecrow che ha accompagnato l’inaugurazione del teatro Corte dei Miracoli lo scorso 3 febbraio. In fondo, sia “dentro” che “fuori”, al di là di qualunque costrizione, rimane insopprimibile il bisogno esistenziale di dare forma e significato all’esperienza attraverso l’arte.