Pigrizia e buona tavola nella splendida Luilekkerland di Bruegel
La fame è sempre stata un problema in ogni parte del mondo, e quando era più presente in Europa rispetto a oggi fiorirono diverse fantasie per tentare di sentire lo stomaco pieno nonostante la mancanza di cibo. Tra queste, le diverse storie che si riferivano a un fantomatico Paese di Cuccagna, dove nei fiumi scorreva vino e sugli alberi crescevano cibi di ogni qualità. Il termine “cuccagna” deriverebbe dal latino medievale cocania, ovvero “paese dell’abbondanza”, a sua volta derivato dalla voce germanica kuchen, “dolce, torta”, legato alla terminazione -ania volta a indicare un luogo o una regione[1].
In letteratura la descrizione di questo paese ricco di ogni bendidio ha avuto un ampio successo. Ad esempio nel Decameron, III novella dell’VIII giornata, viene descritto il Paese di Bengodi, contrada del paese di Berlinzone, «nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d’acqua»[2]. Ma anche fuori Italia abbondano i riferimenti a questo posto, come nel Dit de Cocagne di autore anonimo francese del XIII secolo o nell’opera satirica La nave dei folli del tedesco Sebastian Brant del 1494. Nella tradizione popolare fiamminga questa località prende il nome di Luilekkerland, della quale il pittore Pieter Bruegel il Vecchio (1520/25 ca. – 1569) ci lascia una bellissima quanto divertente rappresentazione.
L’opera dal titolo Il Paese di Cuccagna è conservata presso l’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera ed è datata e firmata in basso a sinistra: “M.D.L.XVII BRVEGEL”[3]. Il quadro compare negli inventari del castello di Praga nel 1621 e 1648 per poi scomparire e in seguito venir comprato per soli cinque franchi dal medico Henri Rossier de Vevey. Pesantemente ridipinto, tolto lo strato superficiale e riconosciuto come un Bruegel dal medico, è venduto per diecimila franchi a un collezionista berlinese e, alla morte di quest’ultimo, sarà comprato nel 1917 dal museo di Monaco per 220.000 marchi[4]. A Luilekkerland si arriva scavando un tunnel in una montagna di grano saraceno: nel quadro vediamo in fondo a destra il fortunato avventuriero che, con in mano ancora il cucchiaio di legno servitogli per scavare, raggiunge finalmente la terra promessa grazie anche all’aiuto di un albero che porge un suo ramo per fargli toccare dolcemente il suolo. Ecco che davanti ai suoi occhi, e ai nostri, si apre la visione del Paese di Cuccagna. Sparsi nel paesaggio possiamo notare una pianta vagamente somigliante a un cactus, formata però da un discreto numero di pasticci di forma rotonda e secchi; accanto a questa strana pianta un maiale ben cotto corre allegro con un coltello infilato nel ventre e con una fetta di carne mancante dalla schiena, mentre nei pressi del maialino è stesa una tovaglietta bianca con sopra un piatto in peltro sul quale spontaneamente si sta posando un pollo arrosto.
In primo piano un uovo alla coque, con tanto di posata, accorre sollecito verso tre personaggi sdraiati sotto un albero sul quale è visibile una mensa imbandita con uova, conigli arrosto, pane e altre leccornie. Le tre figure rappresentano i tre strati sociali: l’uomo a destra, l’unico sveglio in quanto sta assaporando un liquido spiritoso che cola dalla brocca sopra di lui, è un religioso che abbandona i suoi libri per darsi all’ozio; al suo fianco dorme un contadino grasso assieme a un guerriero, dipinto con un mirabile scorcio, che ha abbandonato le armi per rilassarsi tra una forma di formaggio e un panino caduto dall’albero.In alto a sinistra, sotto un tetto tappezzato di torte e focacce[5], un personaggio abbigliato in parte con l’armatura aspetta a bocca aperta l’arrivo di un piccione arrosto, conservato troppo male per essere visto perfettamente. La scena è chiusa sul fondo da un recinto formato da salsicce.
Questo dipinto può essere letto come una raffigurazione della terra promessa dei piaceri carnali, oppure vi si può vedere una volontà satirica del pittore che «volle fare la satira dei compratori troppo inclini alla buona tavola e alla pigrizia, e dimostrare (così come provò l’avvenire) che l’eccessiva preoccupazione del benessere fisico avrebbe spento in loro il vigore e ogni virilità morale, maturandoli all’oppressione e alla tirannia»[6].
Che questo dipinto abbia un’intenzione satirica o esibisca la volontà di mostrare un mondo migliore, non si può certo negare che, a distanza di cinque secoli, fa venire anche a noi la voglia di prendere in mano quel cucchiaio di legno e scavare nella polenta per arrivare a rilassarci sotto le tavole imbandite sugli alberi del Luilekkerland.
Note
[1] Vedi vocabolario Treccani online alla voce Cuccagna.
[2] G. Boccaccio, Decameron, Mondadori, Milano 2015, pp. 549-550.
[3] Olio su tavola, dimensioni 52 × 78 cm.
[4] Cfr. L’opera completa di Bruegel, Rizzoli, Milano 1967, p. 110.
[5] L’immagine deriva dal proverbio fiammingo “Le focacce nascono sul tetto”, che indica un vivere in grande abbondanza.
[6] L. Maeterlinck, Le genre satirique dans la peinture flamande, G. Van Oest & C., Bruxelles 1907, p. 314.