Lo spiantato – Il fattore di rischio

Qualche tempo fa ho letto su Repubblica un’intervista a Luca Serianni, un linguista italiano, che è stato nominato a capo di una commissione volta a risolvere il problema ormai deteriore dell’analfabetismo di ritorno. Egli si vanta col giornalista di aver trovato la soluzione definitiva all’analfabetismo di ritorno: i riassunti. Ossia bisognerebbe sostituire i tradizionali temi in classe con delle sinossi di testi. Ma sia ben chiaro, non testi letterari: articoli di giornale, atti notarili, testi burocratici d’ogni sorta, insomma, documenti del quotidiano, perché la maggioranza di chi studia nella scuola dell’obbligo non farà di certo lo studioso, per cui ha poco senso far scrivere saggi brevi a tutti. Per quanto questa proposta sia già abbastanza discutibile, credo che il peggio venga fuori quando Serianni dichiara che la didattica segue gli esami: infatti, secondo il linguista, se c’è un determinato tipo di verifica, allora la didattica si adatta.

Victor Attilio Campanga Lo spiantato

Ora, a medicina mi hanno insegnato che il principio causa-effetto viene a essere scoperto tendenzialmente quando si toglie un fattore di rischio. Per intenderci, se vedo che un’arteria è occlusa e il paziente mi dice che si mangia 500 grammi di pasta ogni giorno a pranzo, le più varie carni rosse a cena e 3 litri di coca cola come digestivo, allora posso ben supporre che la sua patologia sia legata alla sua dieta, la quale è un fattore di rischio di per sé se squilibrata. Allora gli disostruisco l’arteria, gli prescrivo una dieta e se vedo sul lungo periodo che non ha ricadute adduco tale risultato alla dieta. Cos’ho fatto? Ho eliminato il fattore di rischio. Ecco, nel caso della scuola il principio non è tanto diverso: abbiamo da una parte un effetto, ossia persone – tante – che non riescono a scrivere correttamente una frase di senso compiuto, ed è un problema importante, perché l’incapacità di costruire frasi di senso compiuto si riconnette a un’incapacità di organizzare il pensiero in maniera adeguata, nonché in un deficit di comprensione del testo e delle sue strutture elementari; dall’altra una causa che va identificata, ossia il fattore di rischio, per trovare una soluzione. Ecco, in questo caso quale può essere il fattore di rischio? Le verifiche? Evidentemente no, perché le verifiche sono un effetto di qualcos’altro, una comprova di una carenza da qualche altra parte: modificare le verifiche equivarrebbe a disostruire l’arteria senza poi prescrive una dieta, cosa che non risolverebbe la patologia dell’ipotetico paziente.

Il problema qui è la didattica, un fattore di rischio modificabile facilmente. Se la didattica migliora, se gli insegnanti sono meglio retribuiti, più giovani e motivati e lavorano in strutture adeguate, allora viene loro più facile seguire ciascuno studente, dando pari importanza a ciascuno di essi e cercando di dare valore alle abilità del singolo: lì si toglie il fattore di rischio, si espone la causa del problema e si risolve questa malattia sociale. Insomma, può ben essere che i riassunti siano una buona soluzione per evitare a chi non vuole scrivere l’obbligo di redarre un saggio breve, però così facendo si va a modificare un effetto. Ossia non si risolve niente sul lungo periodo, come spesso accade negli ambienti di Governo. Com’è che era il detto? Errare humanum est

di Victor Attilio Campagna

Autore

  • Tre anni di Lettere Antiche, ora a Medicina e Chirurgia. Per non perdere l'identità si rifugia nella letteratura, da cui esce solo per scrivere qualcosa. Può suonare strano, ma «Un medico non può essere tale senza aver letto Dostoevskij» (Rugarli).

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