Se le stelle cadenti non sono stelle e non cadono

Contemplare lo spettacolo dello sgretolamento nel nostro cielo

Dalle comete alle stelle cadenti, dalle meteore ai meteoriti. Dai desideri rivolti al cielo dell’uomo antico alle esplorazioni dello spazio dell’uomo moderno, per scovare le false stelle che si disgregano tra riflessi di luce.

Magia e speranza: sensazioni che sperimentiamo ogni volta in cui, soprattutto nelle sere d’estate, alziamo lo sguardo verso il cielo riconoscendo la scia luminosa lasciata da una stella cadente. Il romanissimo Salustri (ben più noto con lo pseudonimo Trilussa) riassume col suo stile inconfondibile:

Passaggio della cometa Hale-Bopp a Pazin in Croazia. Foto di Philipp Salzgeber, 1997

Quanno me godo da la loggia mia
quele sere d’agosto tanto belle
ch’er celo troppo carico de stelle
se pija er lusso de buttalle via,
a ognuna che ne casca penso spesso
a le speranze che se porta appresso.

Perché la gente immaggina sur serio
che chi se sbriga a chiede quarche cosa
finché la striscia resta luminosa,
la stella je soddisfa er desiderio;
ma, se se smorza prima, bonanotte:
la speranzella se ne va a fa’ fotte.[1]

Il legame tra i desideri e le stelle è radicato nella stessa etimologia del verbo “desiderare”. Nel 2003, in occasione del Festival della Filosofia di Modena, Umberto Galimberti faceva notare come nel De bello gallico di Cesare i desiderantes fossero quei soldati che a fine giornata restavano ad aspettare sotto le stelle i compagni non ancora rientrati dal campo di battaglia: si alzano gli occhi verso il cielo cercando una stella cadente che ravvivi la fioca speranza che tutto si sistemi, come per magia. Nelle culture orientali, le stelle cadenti assumevano un significato divinatorio: alcune leggende Indù le associavano alla discesa in terra delle anime che devono reincarnarsi; per i Persiani erano sinonimo di grossi sconvolgimenti sociali provocati dalle forze del male; gli astrologi cinesi già nel VI secolo a.C. le interpretavano come presagi nefasti, quali guerre, crisi politiche e disordini sociali.

L’approccio scientifico alla descrizione della realtà, sul quale si basa la fisica, sembrerebbe sgretolare questa atmosfera – oserei dire – sacrale, ma questa “rilettura” della Natura non è meno affascinante e stupefacente, ed è anzi piuttosto ricca di colpi di scena: su tutti, il fatto che le stelle cadenti non siano effettivamente stelle ma meteoroidi, cioè detriti (rocciosi o metallici) in orbita nello spazio. È quando penetrano nell’atmosfera terrestre a velocità elevate che diventano meteore: l’attrito dovuto alla frizione con le particelle dell’atmosfera terrestre fa sì che i meteoroidi si scaldino fino all’incandescenza, così che nella maggior parte dei casi le meteore finiscono per sgretolarsi e vaporizzarsi, lasciando una scia luminosa in cielo.

Quindi le stelle cadenti non sono né stelle né cadono in alcun modo sulla Terra? In realtà, può capitare che le meteore non brucino completamente e arrivino a collidere con la superficie terrestre (si parla in questo caso di meteoriti); si tratta ovviamente di situazioni pericolose, ma piuttosto rare. Ricordiamo, ad esempio, il caso di una meteora che nel febbraio 2013 si è frantumata sulla città russa di Čeljabinsk, dopo essersi inoltrata nell’atmosfera terrestre a una velocità pari a 44 volte quella del suono[2]. L’onda d’urto derivante causò diversi danni agli edifici e un migliaio di feriti, al punto che il Primo Ministro russo Dmitrij Medvedev reclamò la necessità di costituire un sistema per la sicurezza spaziale, per proteggere il pianeta da questo tipo di eventi.

Poiché la presenza di meteoroidi nello spazio si concentra in alcune zone specifiche del Sistema Solare, è più facile osservare le meteore nel cielo notturno (ma ovviamente non mancano in quello diurno) di alcuni specifici momenti dell’anno: piogge meteoriche si osservano cioè quando la Terra, nella sua orbita di rivoluzione attorno al Sole, attraversa delle regioni in cui sono particolarmente concentrati detriti rocciosi. Non tutti sanno, forse, che questi detriti sono spesso residui lasciati alle spalle da una stella cometa nel suo processo di sgretolamento. È il caso ad esempio delle Perseidi, meglio note come le “lacrime di San Lorenzo”, che sono uno dei più spettacolari e rilevanti tra tutti quelli incontrati dal nostro pianeta nella sua rivoluzione attorno al Sole. Furono gli studi dell’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli (1835-1910) a scoprire il legame fra gli sciami meteorici e le comete[3]:  le Perseidi risultano essere polveri e ghiaccio, abbandonati dalla cometa Swift-Tuttle, una cometa che transita periodicamente nei pressi del Sole (è orbitata vicino anche al nostro pianeta nel 1992 e ripasserà nel 2126, quando sarà visibile a occhio nudo).

Ma se le stelle cadenti non sono stelle, come possono risultare dallo sgretolamento di una stella cometa? Nuovo colpo di scena: anche le stelle comete… non sono stelle, ma pezzi di roccia e di ghiaccio. Una cometa si compone essenzialmente di un nucleo scuro e opaco, che non emette luce né riflette la luce del Sole. Quando la cometa si avvicina progressivamente al Sole ed entra nella regione dei pianeti (le orbite tipiche delle comete si estendono infatti ben oltre l’orbita di Plutone), una parte del ghiaccio comincia a sublimare per il calore solare e diventa vapore, formando una specie di nuvola di gas, la chioma. È in questo frangente che la cometa diventa visibile, sia per la riflessione diretta della luce incidente, sia in conseguenza della ionizzazione dei gas dovuti al vento solare. Dopo esser passata vicino al Sole, la cometa si allontana verso la periferia del Sistema Solare: man mano la coda si accorcia, fino a sparire; allo stesso tempo, il nucleo va condensandosi, ghiacciando. Si stimano circa 100 miliardi di stelle comete in orbita nel Sistema Solare: alcune molto vicine al Sole, altre nelle periferie del Sistema Solare, con chiome che possono estendersi su distanze quasi confrontabili con la distanza Terra-Sole.

La cometa 67P/Churyumov Gerasimenko

Conoscere e studiare le stelle comete ci consente di ottenere importanti informazioni su corpi “primordiali”, originatisi in zone esterne del Sistema Solare che sono rimaste “congelate” al loro stato originale diversamente dalle zone più vicine al Sole. In questo senso, tali informazioni ci permetteranno quindi di capire meglio l’origine e l’evoluzione del Sistema Solare, ma anche di spiegare la provenienza dell’acqua sulla Terra e il contributo da parte di fattori esterni alla nascita della vita sul nostro pianeta a partire da molecole organiche e amminoacidi. Alcune teorie ritengono infatti possibile che la vita sulla Terra sia proprio legata alle comete, che entrarono in collisione col nostro pianeta in tempi non sospetti. Studiare le comete da vicino, per comprenderne la composizione chimica, la struttura e la dinamica, non è fantascienza: la missione Rosetta, sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea, è stata lanciata nel 2004 ed è terminata nel 2016[4]. La missione era formata da due elementi: la sonda vera e propria Rosetta e il lander Philae, atterrato sulla superficie della cometa 67P/Churyumov Gerasimenko, per primo, il 12 novembre 2014, e raggiunto dalla sonda a fine missione. Sì, l’uomo è riuscito ad avvicinarsi a una stella cometa, a scortarla per un bel pezzo di cammino e poi atterrarci sopra: dev’esser stato sicuramente un desiderio espresso guardando in cielo la scia di una stella cadente.

Note

[1] Trilussa, Stella cadente, in Le poesie, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1951.

[2] Numerosi i video che hanno registrato il passaggio della meteora, ad esempio https://www.youtube.com/watch?v=dpmXyJrs7iU.

[3] Giovanni Schiaparelli, Note e riflessioni intorno alla teoria astronomica delle stelle cadenti, Stamperia reale, Firenze 1867.

[4] A questo link è possibile seguire l’orbita dell’intera missione: http://sci.esa.int/where_is_rosetta/.

di Amedeo Bellodi

Autore

  • Unisce orgoglio classicista (voleva dedicare la sua vita alla letteratura greca), curiosità scientifica (è poi finito a studiare astrofisica) e passione per la musica (il pianoforte su tutti).

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