Talvolta la mia fidanzata mi racconta di episodi in cui le fanno notare che ha un’esistenza e una consistenza. Le metodologie per farlo sono tra le più svariate: alcuni fanno un semplice richiamo vocale, altri la classica clacsonata, altri ancora prendono a male parole una ragazza solo perché tale; ma soprattutto sono gli sguardi, continui, imperterriti, eccessivi e insistenti, gesti quotidiani e alla lunga pesanti. Sono gesti quotidiani, che caratterizzano la vita non solo della mia fidanzata, ma di quasi tutte le donne. Trattasi di bieco machismo, è palese. Ma una cosa va sottolineata: se ci fossi stato io con lei o un suo amico non sarebbe successo nulla di tutto questo. Ed è profondamente sbagliato che sia così.
Tutto questo in una società occidentale avanzata, figlia di un processo ideologico nato con la Rivoluzione francese ed evolutosi in uno Stato laico e democratico, dove la donna ha conquistato vieppiù spazio e dignità. Sì, siamo ad anni luce da Stati come l’Arabia Saudita, sia per le tutele, sia per le leggi, dato che c’è una parità formale. Eppure nella quotidianità la situazione ha del paradossale: perché una donna deve subire quasi ogni giorno sguardi, commenti, risolini, insulti, molestie per strada? Questa non è una discriminazione di genere?
Hai voglia poi a dire che a Milano son tutte fighe di legno, frigide e così via. Quando lo si dice, si è mai pensato a quello che subisce ogni giorno una donna solo perché nata con un apparato genitale femminile? Anche solo uno sguardo pesa e in una città come Milano, una metropoli quasi, bisogna moltiplicare questi eventi per la popolazione di imbecilli che ci vive (e il numero non è basso). C’è una vera e propria visione merceologica della donna, misurata sulla base della qualità del corpo: se bella viene esaltata e desiderata, se brutta viene derisa e sconfortata. In entrambi i casi c’è un peso psicologico. Un virilcentrismo fondato sulla propria forza fisica.
Vi consiglio di recuperare una vignetta molto carina, in cui si spiega un po’ il paradosso per cui una donna non può dire che le piace fare sesso, perché altrimenti è assimilabile ad una puttana. Un concetto tanto idiota e controproducente quanto ben radicato. Senza poi considerare le orrende considerazioni per cui se una donna veste in un certo modo, allora se l’è cercata (torniamo al confronto con l’Arabia Saudita). Questo mi fa capire quanto sia importante essere femministi oggi, perché di maschilismo si muore. E a dimostrarlo sono i tanti femminicidi, frutto estremo di una deriva che inizia proprio da un commentino o da uno sguardo. Alla base di tutto c’è il concetto di donna oggetto. Sarebbe ora di fare molti passi in avanti ed essi possono essere fatti solo con un discorso culturale approfondito: non bastano le campagne di sensibilizzazione, che tendono ancor di più ad assimilare le donne a una specie protetta. Sarebbe utile piuttosto istituire finalmente un corso di sessuologia nella scuola dell’obbligo, cui aggiungerei un modulo dedicato alle differenze di genere, in cui insegnare la cultura del rispetto. Perché i cambiamenti radicali iniziano nelle scuole. Richiederà tempo, ma darà i suoi frutti. E credo che riuscire a farsi una passeggiata senza molestie non debba essere prerogativa solo dei maschi.