La Ghost Dance dei pellirossa

L’ultimo rifugio per l’ingenuità dei nativi americani

Nanissáanah”, o “Danza degli spiriti”, è il nome del culto di un popolo innocente che chiede soltanto di esistere. Capi tribù e sciamani interpretano i segnali nella speranza di guidare il popolo pellerossa verso l’emancipazione dal giogo bianco.

Quando gli esploratori europei li incontrarono, i nativi del continente americano diventarono immediatamente oggetto di narrazioni surreali. Alcuni intellettuali vi riflessero il proprio ideale primitivista di un’umanità libera dalle convenzioni e dalle artificiosità perverse di un’appena nata società moderna. Alcuni religiosi vi videro l’oggetto di una missione che Dio dava loro per espandere il numero dei propri fedeli, una massa dal cuore selvaggiamente puro da convertire a una fede più genuina. Poi c’erano quelli che guardavano a questa ipotetica terra promessa con occhi più torvi, mani meglio armate, pance più insaziabili e ben corazzate. Gli indiani d’America furono vittime degli uni non meno che degli altri, perché nessuno intendeva davvero capire chi essi fossero, con la nobile eccezione di Michel de Montaigne e di qualche altro vero filosofo di titolo o di fatto che, come tutti i veri filosofi, non influenzò più di tanto i propri contemporanei. Le cosiddette “Guerre indiane” furono l’appropriazione indebita da parte degli invasori europei di ogni risorsa che l’America settentrionale potesse loro offrire, un furto che passava attraverso la cancellazione sistematica di tutte le culture che avevano avuto la sfortuna di esservi autoctone.

Dopo la Guerra di Secessione, nel Far West vivevano circa 300.000 nativi[1], suddivisi tra quelli piuttosto integrati delle zone sudoccidentali, quelli che vivevano nelle zone semidesertiche tra le Montagne Rocciose e la Sierra Nevada e i bellicosi indiani delle pianure, il gruppo più numeroso. Gli indiani delle pianure erano divisi in clan totemici, bande di 300-500 persone, legate in tribù, ma dotate di ampie autonomie. Avendo presto imparato a utilizzare i cavalli che gli spagnoli avevano portato in New Mexico, ritenevano che le attività più onorevoli fossero la caccia al bisonte e la guerra.

I pionieri che andavano conquistando l’Ovest spinsero i popoli dell’Alleanza Sioux sempre più a ridosso delle Rocky Mountains, mandandogli contro altri indigeni che, respinti dai territori più prossimi a quelli di vecchia colonizzazione dove le terre erano state per prime espropriate, venivano spediti verso le zone più occidentali con un fucile in mano e l’illusione di poter avere quelle terre per sé. Nel 1854, nel Wyoming, il capo guerriero Fronte Alta[2] della tribù lakota Miniconjou fece valere il proprio diritto consuetudinario alla caccia, uccidendo una vacca che un allevatore aveva smarrito. Da Fort Laramie fu prontamente inviata una spedizione punitiva di ventinove soldati con due obici e un interprete ubriaco, inetto e desideroso di vedere i pellirossa massacrati che si precipitò a insultare gratuitamente la tribù e a minacciare tutti di morte. Alla fine, il tenente J. L. Grattan salì sulla collina dove aveva lasciato gli obici e ordinò di bombardare il villaggio, uccidendone il capo più importante: Orso Conquistatore, della tribù Sichangu. I capi guerrieri Nuvola Rossa, Coda Chiazzata e lo stesso Fronte Alta guidarono i loro uomini contro le giacche blu, che furono sbaragliate. Non essendo il Massacro di Grattan andato per il verso giusto, i coloni assassinarono cento Sioux in Nebraska e il generale W. S. Harney guidò un potente esercito contro il villaggio sichangu più grande, sterminandone altri cento, i cui corpi furono poi orribilmente mutilati. 130 tra donne e bambini furono fatti prigionieri, ma molti altri ne furono uccisi. Le donne più giovani furono oggetto di costanti violenze sessuali. Coda Chiazzata e gli altri guerrieri di spicco sopravvissuti si consegnarono per ottenere il rilascio degli altri prigionieri. Il Presidente Franklin Pierce concesse loro la grazia il 16 gennaio 1856. I presidenti tentarono spesso di raffrenare le violenze contro i nativi, ma l’influenza del governo centrale in quelle zone era spesso limitata.

Nel 1864, i Cheyenne furono sterminati sul Sand Creek dal colonnello Chivington. Coda Chiazzata reagì scatenando i suoi lungo il Platte River e l’anno dopo, con l’aiuto del capotribù hunkpapa Toro Seduto, riuscì a distruggere Julesburg, in Colorado. Dalla distruzione dei forti in costruzione lungo il Bozeman Trail (1867) alla Battaglia di Little Bighorn (1876) e agli attacchi dei nez percé (1877), dagli Apache di Geronimo agli irriducibili Sioux Oglala di Toro Seduto e Cavallo Pazzo, i nativi riuscirono a compiere delle imprese belliche straordinarie, ma l’arrivo di sempre più possenti spedizioni li sfiancò e finirono tutti imprigionati nelle riserve.

La danza degli spiriti dei Sioux in un'incisione del 1890

La danza degli spiriti dei Sioux in un’incisione del 1890

Nanissáanah” è la traduzione in linguaggio caddo di ciò che i coloni chiamarono “Ghost Dance[3]. Si tratta di un culto diffusosi tra i nativi nordamericani proprio intorno al 1890, al centro del quale vi è la pratica di una particolare variante della più comune e arcaica Danza del cerchio. Fu il leader spirituale Wovoka[4] a introdurre questo nuovo culto sincretico. Nato nella Smith Valley (Nevada) intorno al 1856, Wovoka era figlio di uno sciamano dei Paiute settentrionali. Per vivere lavorò come allevatore a Yerington, nella Contea di Lyon, dove apprese i fondamenti del cristianesimo. Come tutti gli sciamani, usava dei giochi di prestigio per convincere i suoi consanguinei di avere conoscenze magiche. Divenne famoso soprattutto per un trucco simile a quello della presa della pallottola: dopo avere eseguito un rito propiziatorio su una camicia per renderla una “camicia fantasma”, la faceva indossare a un uomo e gli sparava con un fucile da caccia, ma la pallottola non colpiva o comunque non uccideva l’uomo. Il 1º gennaio 1889, vi fu un’eclisse solare e Wovoka ebbe una visione che reputò profetica: vide l’uomo bianco andarsene dall’America e le sue opere sparire con lui. Allora iniziò a predicare un credo escatologico di liberazione dai bianchi e di recupero della terra alle tribù dei nativi. Il culto ebbe un grande successo tra i Lakota, che insieme ai Dakota settentrionali e orientali costituivano, e costituiscono tutt’ora, uno dei tre gruppi linguistici della Grande alleanza sioux, entro la quale, col nome di Teton, detengono uno dei primi sette Fuochi del Consiglio. Dai Lakota erano emersi grandi leader del calibro di Nuvola Rossa, Toro Seduto e Cavallo Pazzo, storicamente ostili ai coloni. Wovoka insegnò loro la Danza degli spiriti convincendoli che li avrebbe resi longevi e imbattibili. Preparò anche delle camicie fantasma per molti dei loro guerrieri rendendoli dei combattenti senza paura. Il successo di queste idee fece un grande scalpore tra i pionieri, anche se in realtà ebbe grossi limiti, soprattutto perché i capitribù navajo dell’Arizona le rigettarono completamente. Secondo l’etnologo dell’epoca James Mooney, ciò avvenne perché la religione navajo era arcaicamente ostile all’evocazione dei defunti e anche perché le riserve di questo gruppo etnico consentivano tenori di vita molto meno miserevoli di quelle riservate ai gruppi sioux.

Nella riserva di Standing Rock, temendo il suo sostegno al nuovo culto, le autorità dell’Agenzia indiana tentarono di arrestare Toro Seduto. I danzatori opposero resistenza e nello scontro che seguì, il vecchio capo rimase ucciso. Quando lo venne a sapere il capo della tribù Miniconjou, Piede Grosso, si recò con i cultisti degli spettri a Pine Ridge per chiedere aiuto a Nuvola Rossa. Il maggiore Samuel Whitside guidò il 7º Reggimento alla loro cattura e trasferimento sul torrente Wounded Knee. I nativi erano per oltre due terzi donne e bambini e il loro capo si era gravemente ammalato di polmonite. Non si sa se fu da uno dei winchester che essi stavano posando a terra che partì un colpo o da una delle armi dei soldati, ma sta di fatto che quel colpo fu l’innesco di un massacro di trecento persone inermi, falcidiate dalle mitragliatrici.

Wounded Knee, al pari di Sand Creek, Oak Run, Bear River, ecc. dimostrano che un’innocenza fu distrutta in quel periodo: l’innocenza di una cultura che chiedeva soltanto di esistere, quella di soggetti troppo deboli rispetto ai loro nemici per essere considerati delle persone. I pellirossa hanno vinto il minimo sindacale di scontri per estinguere la gloria di un popolo e hanno perso tutto. Se fino ad allora non erano stati irreprensibili, e nessun popolo lo è, la sconfitta li ha resi tali, perché essa allontana da tutto gli uomini, tranne che dalla propria innocenza.

Note

[1] Per questi dati statistici, cfr. Maldwyn A. Jones, Storia degli Stati Uniti d’America dalle prime colonie inglesi ai giorni nostri, Bompiani, Milano, edizione aggiornata al 2007.

[2] Per le informazioni sulle Guerre Sioux, cfr. Duane A. Smith, Rocky Mountain West: Colorado, Wyoming, & Montana, 1859-1915, University of New Mexico Press, Albuquerque 1992.

[3] Ho tratto la stragrande maggioranza di queste informazioni sulla Danza degli spriti dall’etnografia di Alice Beck Kehoe, The Ghost Dance: Ethnohistory and Revitalization, Waveland Press, 1989, seconda edizione del 2006.

[4] Il nome significa “taglialegna”.

di Ivan Ferrari

Autore

  • Laureato in filosofia, redattore della Rivista e socio collaboratore dell'Associazione culturale La Taiga dai giorni della loro fondazione, ha interessi soprattutto storici e letterari.

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