Lo Spiantato – Il Tempo di Leggere

A Milano c’è una rete di biblioteche rionali che sono punto di riferimento soprattutto per le periferie. La loro utilità ed efficacia territoriale non è in discussione. Il problema è lo stato in cui versano.

Victor Attilio Campagna Lo spiantato

Ce ne sono tanti di casi, ma mi vorrei soffermare sulla Sormani, la principale biblioteca cittadina, quella che dovrebbe essere un fiore all’occhiello del Comune, nonché la più rappresentativa. Essa si trova in un palazzo storico del 1500 di tre piani con giardino. Non sono male le premesse. Nonostante ciò, è una biblioteca sporca, malmessa e i suoi spazi sono utilizzati male, molto male, nonostante le grandi dimensioni.

Quel che mi ha dato da pensare è il fatto che all’ingresso ci sono dei posti adibiti alla consultazione di periodici e quotidiani, occupati da persone che stanno al computer o al cellulare, approfittando di un luogo che potrebbe benissimo essere adibito allo studio. Persone spesso affette da malattie mentali o clochard. Sì, per una città come Milano sarebbe fondamentale avere spazi utili per ricaricare telefoni e usare il proprio computer anche solo per svago, ma di certo una biblioteca non può e non deve supplire in questo senso.

Le biblioteche vanno vissute, vanno usate, sono un luogo importante per la comunità, non solo studentesca. Ma vanno posti dei limiti e costruite delle nuove prospettive per il disagio sociale che una città come Milano tiene in seno. È inutile provare a nasconderlo e voltarsi dall’altra parte. La Sormani è solo un esempio di una rete di biblioteche in condizioni a dir poco precarie per quanto concerne la struttura e frequentate, per mancanza di alternative, da senzatetto, soprattutto durante la stagione invernale. Se andassimo a vedere le biblioteche centrali di altri paesi europei troveremmo situazioni radicalmente diverse. Per certi versi lo stato delle biblioteche riflette dal profondo come uno Stato considera la vita culturale e ciò che ci suggeriscono le nostre biblioteche milanesi sono precarietà, incuria e disattenzione. Vogliamo davvero che le cose rimangano così, soprattutto ora che Milano si vede sede di Tempo di Libri e i dati hanno mostrato come gli investimenti culturali sono funzionali al progresso di una città?

di Victor Attilio Campagna

Autore

  • Tre anni di Lettere Antiche, ora a Medicina e Chirurgia. Per non perdere l'identità si rifugia nella letteratura, da cui esce solo per scrivere qualcosa. Può suonare strano, ma «Un medico non può essere tale senza aver letto Dostoevskij» (Rugarli).

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