Alla prima edizione del polo espositivo di Wopart a Lugano, La Tigre di Carta ha invitato il calligrafo Bruno Riva, dell’associazione Shodo.it, a unirsi alla performance di estrazione del prossimo argomento ricavato dall’I Ching, per illustrarne i simboli grazie alla tecnica di calligrafia giapponese.
La Tigre di Carta, ospitata dallo stand di Ciaccio Arte, ha presentato al festival Wopart di Lugano il lavoro del calligrafo Bruno Riva. Da sempre, infatti, il maestro della scuola Shodo collabora con la nostra rivista nella realizzazione degli esagrammi e degli ideogrammi, secondo la tecnica tradizionale giapponese. Il suo percorso – racconta nel corso di un’intervista all’interno dell’area conferenze – incomincia da una generale passione per l’arte e dallo studio dei capolavori della pittura occidentale. Solo successivamente, dopo aver scoperto le stampe e la cultura giapponese, ha deciso di dedicarsi unicamente alle calligrafie. La bellezza del mestiere di un calligrafo, afferma, sta nel fatto che non è un semplice lavoro di trascrizione, ma prima e soprattutto un lavoro di interpretazione. La traduzione di un concetto in un segno, infatti, non è qualcosa di automatico né di immediato, bensì il frutto di un processo sia tecnico che creativo. La capacità di riconoscere certi simboli come membri di una certa “famiglia” si sviluppa solo con una lunga esperienza, senza possibilità di scorciatoie. Gli ideogrammi evolvono nel tempo, in modo simile a come evolvono le nostre lingue parlate (non così però i nostri caratteri scritti), mutando e trasformandosi lentamente, mantenendo tuttavia qualche elemento strutturale che permette di riconoscervi sempre il simbolo più antico. Molti ad esempio si sviluppano da veri e propri disegni figurativi, altri ancora sono il frutto della fusione di due o più simboli. Nel caso degli esagrammi dell’I Ching e dei rispettivi ideogrammi, la scrittura è più codificata e c’è meno spazio per l’interpretazione personale. Ma proprio dove sembrerebbe esserci meno spazio per l’abilità individuale, ecco che la padronanza delle tecniche diventa più importante: maggiori sono i limiti alla creatività, maggiore sarà lo sforzo dell’artista per distinguersi e per manifestare la propria identità attraverso la propria opera.