di Federica Griziotti
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Interminabili battaglie sulla sopravvivenza di un’opera e, infine, il suo ritiro. Eppure, smantellare la scultura di Richard Serra ha permesso di assegnarla al patrimonio dell’arte contemporanea.
Nel 1981 a New York Richard Serra installa la sua scultura Titled Arc al centro della Federal Plaza, nel noto Financial District di Manhattan. Richard Serra è un artista la cui carriera è già assai acclamata ed è un riconosciuto esponente della corrente minimalista in scultura. L’opera site-specific è stata commissionata all’artista internazionale nel contesto del progetto “Art in Architecture” indetto dall’Amministrazione dei Servizi Generali degli Stati Uniti, che stanzia lo 0,5% del costo di un edificio federale ai fini della creazione di opere d’arte.
Titled Arc, in piena coerenza con le precedenti creazioni di Serra, è un imponente muro curvo in metallo di 36 metri di lunghezza e 3,6 metri di altezza, che intercetta lo spazio della Federal Plaza tagliandola in due diverse metà. Così come molte altre opere di Serra, essa rinnova la percezione degli spazi rispetto allo “stato di natura” in cui viene inserita. Questa struttura imponente ed elegante quanto essenziale costringe chiunque a deviare il proprio cammino nell’attraversare la piazza; per dirla con le parole di Richard Serra stesso, colui che si trova ad osservare Titled Arc diventa cosciente di se stesso e del proprio movimento all’interno della piazza. Nel momento in cui l’osservatore si muove, la scultura cambia, si modifica e riflette il movimento. L’osservatore in questo caso può essere chiunque, non necessariamente parte del pubblico dell’arte contemporanea, può essere semplicemente un passante, un turista o un addetto ai lavori di qualche edificio. La contrazione e l’espansione della scultura in ogni caso risultano e dipendono dal movimento dell’osservatore. Passo dopo passo cambia la percezione non solo dell’opera ma dell’intero ambiente. È proprio questo il cuore di un’opera site-specific: un’opera commissionata o creata spontaneamente in maniera esclusiva per una precisa destinazione, collocata in modo da potersi integrare con l’ambiente; ma non solo: è fondamentale che sia anche un perno nuovo su cui far ruotare una nuova percezione di quello stesso spazio. L’opera diventa parte dell’ambiente per cui è stata concepita.
La scultura appena eretta genera già molte controversie: il giudice Edward Re indisse addirittura una campagna per far rimuovere l’opera, costata “appena” 175.000 dollari, ma la proposta decadde praticamente subito, poiché l’opinione pubblica e tutto il sistema dell’arte contemporanea si schierano a favore della creazione di Serra. Quattro anni dopo questo primo tentativo di rimuovere l’opera, è evidente quanto gli animi non si siano ancora calmati a tal riguardo, poiché William Diamond, amministratore regionale dei Servizi Generali, decide di tenere un dibattito pubblico per decidere definitivamente se Titled Arc deve essere smantellata ed eventualmente trasferita in un’altra “location”.
Come abbiamo avuto modo di intendere, l’opzione del trasferimento non è compatibile con la sopravvivenza della scultura. Richard Serra ribatte infatti, spiegando che la scultura in quanto opera site-specific è stata realizzata per quell’unica collocazione; rimuoverla dal luogo per il quale è stata creata vorrebbe dire distruggerla, senza in nessun caso poterle assegnare una nuova location. Nel caso la scultura fosse stata rimossa e riposizionata Serra non ne sarebbe più stato l’autore che ne firmava la realizzazione.
È chiaro come dunque in questa fattispecie ritirare un’opera dalla sua collocazione vorrebbe dire distruggerla, poiché la scultura perderebbe ogni suo valore e significato. Distruggere un’opera potrebbe essere visto come un insulto grave nei confronti del suo creatore; ritirare un’opera è tradizionalmente un gesto di punizione nei confronti di un prodotto artistico che si ritiene in qualche modo non opportuno mostrare. Ovviamente e per fortuna questo non ha mai fermato un artista che credesse realmente nel proprio messaggio.
Qui però la situazione è lievemente differente: distruggere la scultura site-specific non sarebbe affatto un segno di sconfitta, al contrario risulterebbe affermazione del forte significato ontologico dell’opera e della corrente a cui appartiene, e farebbe dell’artista un vero purista del concetto.
Il dibattito pubblico si tiene nel marzo 1985. In questa occasione ancora una volta la maggioranza dell’opinione pubblica vota a favore dell’opera, e la minoranza a favore della sua rimozione. E a conferma del valore di Titled Arc tutto l’establishment dell’arte testimonia nuovamente a favore dell’importanza e della bellezza di quest’opera. A favore della rimozione si schierano invece coloro che lavorano proprio in Federal Plaza, accusando la scultura di interferire con il normale utilizzo pubblico della piazza e di attirare inoltre graffiti e topi, sottolineando infine come l’opera potrebbe fungere da muro esplosivo in caso di attacco terroristico. La giuria di cinque membri che deve decidere esecutivamente delle sorti di Titled Arc, capitanata da William Diamond, vota 4 a 1 in favore della rimozione della scultura.
L’appello di Serra fallisce e durante la notte del 15 marzo 1989 gli operatori federali smantellano Titled Arc, la tagliano in tre pezzi uguali e la spediscono in una discarica di metallo.
La questione della rimozione di quest’opera ha sollevato discussioni e domande sul tema dell’arte pubblica, introducendo dibattiti numerosi e opinioni sempre più controverse su questi argomenti, per tutto il corso degli anni Ottanta e Novanta. Quale sia il ruolo di un finanziamento, quale sia poi il diritto di un artista sulla propria opera, e quale sia il ruolo del pubblico nel determinare il valore di un’opera d’arte; queste sono alcune delle tematiche sollevate dal caso di Richard Serra.
Per quanto riguarda il nostro tema, La ritirata, che tratta di un passo indietro fatto con coscienza per ottenere magari non questa vittoria in battaglia, ma la guerra, ho trovato che fosse in una giusta assonanza con la “ritirata” di Titled Arc. Certo, in questo caso non parliamo di un gesto volontario poiché la decisione è stata imposta da terzi, ma è il portato della distruzione dell’opera ciò che dobbiamo osservare: l’artista scegliendo di eliminare la sua opera ne sottolinea il valore concettuale, e facendo un doloroso passo indietro vince in tal modo un valore che ha permesso comunque alla sua opera di diventare un patrimonio per l’arte contemporanea, pur non esistendo più.