di Veronica Fiocchi
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Fughe verso la conchiglia più vicina, accoppiamenti al contrario: strani casi di adattamento “controcorrente” di alcune specie animali che, per adattarsi all’evoluzione biologica, scelgono di fare un passo indietro.
«Chi la dura la vince»? Non sempre vale il detto: qualche volta sia per l’uomo sia per il mondo animale è utile ritrarsi.
Spesso la parola d’ordine per la natura non è tanto prevalere quanto adattarsi il più velocemente possibile (Darwin insegna). E in fondo l’abilità sta anche nel volgere a proprio favore caratteristiche che senza dubbio alcuno sarebbero scartate dalla perfida e inesorabile selezione naturale.
Si pensi ad esempio all’indifeso paguro, l’unico tra i Crostacei Decapodi Anomuri che fin dalla nascita deve far fronte alla sua più grande debolezza: l’addome molle. Lui però non si fa scoraggiare dalla situazione ed effettua una ritirata strategica trovando protezione e dimora in conchiglie abbandonate da Gasteropodi. Il suo ritrarsi strategico diventa un adattamento ecologico talmente efficace da portare a modificazioni somatiche del paguro stesso: infatti il suo addome a spirale è diventato asimmetrico, con una notevole riduzione o alle volte un’eliminazione totale dei pleopodi del lato destro, mentre al contrario possiamo osservare gli uropodi conformati a uncino, di modo da permettere un saldo aggancio dell’animale alla conchiglia.
Alcuni caratteri derivanti dall’adattamento diventano talmente fissi nella specie che vengono trasmessi in modo ereditario alle generazioni successive.
L’unico momento in cui, malvolentieri, il paguro si separa dalla sua accogliente e protettiva dimora è quando quest’ultima risulta troppo angusta per l’animale ormai cresciuto, ed esso è allora costretto a ricercarne una più adatta da occupare (un piccolo e simpatico occupante di case ormai sfitte).
Il crostaceo non si limita solo a prendere possesso della nuova conchiglia, ma si preoccupa di installare sulla sua superficie attinie o spugne urticanti, con le quali attua una protocooperazione; in particolare il paguro trasferisce con sé le attinie e le spugne facendole aderire alla nuova dimora tramite stimolazioni dello stato fisiologico di contrazione e distensione dell’attinia stessa. Questo suo comportamento, in parte istintivo, denota però una presenza e ovvia necessità di memoria associativa; ciò dimostra ancora una volta il grado evolutivo tutt’altro che insignificante di questi crostacei.
Un altro interessante e curioso esempio del procedere “controcorrente” lo osserviamo nella specie di Zorotypus impolitus; non sarà di certo conosciuto quanto il paguro, ma sicuramente è altrettanto degno di nota. L’insetto ha infatti incuriosito gli scienziati dell’ Università di Siena, di Tsukuba e di Jena, i quali hanno osservato uno strano e alquanto superato metodo di riproduzione.
Facciamo ora un passo indietro. Lo Zorotypus impolitus fa parte della vastissima sottoclasse dei Pterigoti e dell’ordine degli Zoratteri (Silvestri 1913), simili a termiti, ma lunghi circa 3 mm. Questa specie è stata scoperta nella Foresta Pluviale della penisola Malesiana (Mashimo et al. 2013), essi si trovano in tronchi marcescenti o sul substrato di humus.
Gli insetti Pterigoti, insetti alati, comprendono quasi 1.000.000 di specie descritte (Grimaldi et Engel 2005) e questi superano di gran lunga gli altri gruppi in quanto a diversità degli organismi; nonostante ciò le specie appartenenti a questa sottoclasse si riproducono quasi tutte allo stesso modo, mediante la copulazione. Infatti il trasferimento interno di sperma aumenta la probabilità di un successo nell’inseminazione e proprio questo potrebbe aver contribuito al successo evolutivo degli insetti alati, che comprendono circa l’80% di tutte le specie degli organismi. Riguardo a ciò bisogna aggiungere che, nonostante il trasferimento interno di sperma, è stato mantenuto lo spermatoforo (sacca che contiene lo sperma) nella maggior parte dei Pterigoti (Davey 1960).
Gli Zoratteri sono un ordine piuttosto sconosciuto ed enigmatico degli insetti pterigoti, a oggi ancora poco studiati. Una particolare caratteristica del suddetto gruppo riguarda un rimarchevole contrasto tra l’uniformità generale della morfologia del corpo in netta opposizione con la diversità delle strutture legate al sistema genitale. Questo ha dato il via a studi riguardanti le differenti modalità di riproduzione e del trasferimento di sperma. Anche gli Zoratteri rimangono tutt’ora uno degli ultimi problemi irrisolti riguardanti la filogenetica degli insetti.
Ora veniamo a noi e al famigerato Z. impolitus, il quale a differenza della maggior parte degli Zoratteri ha ancora una forma di riproduzione risalente a milioni di anni fa, in generale superata da altri insetti. La femmina di Z. impolitus dà il via al rapporto avanzando verso il maschio e strofinando le proprie antenne lungo il suo corpo. Il maschio, se attratto, si muove dietro la femmina abbassando il capo, facendo vibrare le antenne e muovendosi avanti e indietro ripetutamente. Il rapporto si conclude nel momento in cui il maschio si muove sotto la femmina e attacca lo spermatoforo sull’addome della stessa. In un secondo tempo la femmina introduce lo spermatoforo nel tratto riproduttivo.
Un simile trasferimento esterno di sperma lo ritroviamo nell’antico gruppo dei Collemboli (insetti senza ali), anche se con qualche modifica. Nel loro caso, infatti, il maschio deposita lo spermatoforo per terra e non sul corpo della femmina; esso viene poi preso da questa (non si sottintendono pratiche onanistiche). Questa piccola termite viene anche ricordata per il fatto di possedere uno spermatoforo molto piccolo (0,1 mm), ma che contiene un singolo spermatozoo grande quasi quanto l’insetto stesso (3 mm); si tratta dell’unico caso conosciuto nel mondo degli insetti.
La tipologia di rapporto riproduttivo dello Z. impolitus corrisponde dunque a uno stadio intermedio di evoluzione tra quella meno avanzata dei Collemboli e quella decisamente più evoluta degli Pterigoti e di conseguenza degli Zoratteri. «Secondo L’origine delle specie di Darwin, non è la più intelligente delle specie a sopravvivere; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti dell’ambiente in cui si trova» (Leon C. Megginson).
Bibliografia
- Celesia, P., “Della Suberites domuncula e della sua simbiosi coi Paguri”, in Atti Soc. ligustica di sc. nat. e geogr., IV, 1893.
- Brunelli, G., “Osservazioni ed esperienze sulla simbiosi dei Paguridi e delle Attinie,” in Rend. R. Accad. Lincei, Classe sc. fis. matem. e nat., s. 5, XIX, 1910.
- Marshall, M., “Zoologger: The tiny insect with the massive sperm”, in New Scientist Life, Reed Business Information Ltd., 24 maggio 2013.
- Mashimo,Y., Yoshizawa, K., Engel, M.S., Ghani, I.A., Dallai, R., Beutel, R.G. e Machida, R., “Zorotypus in Peninsula Malaysia (Zoraptera: Zorotypidae) with the description of three new species”, in Zootaxa, 2013, pp. 498-514.
- Dallai, R., Gottardo, M., Mercati, D., Machida, R., Mashimo, Y., Matsumura, Y. e Beutel, R.G., “Divergent mating patterns and a unique mode of external sperm tranfer in Zoraptera: an enigmatic group of pterygote insects”, in Naturwissenschaften, Springer-Verlag, maggio 2013, pp. 1-14. doi: 10.1007/s00114-013-1055-0.