Littorina si estingue lenta

di Filippo Scacchi

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Possibili compimenti drammatici, lunghi processi di estinzione e ancor più lenti meccanismi di rinascita della biodiversità. La vita si estingue, la Vita sopravvive. 

Come ci hanno insegnato Piedino e i suoi amici della Valle Incantata (o Sid e Manny dell’Era Glaciale, se siete così giovani da non sapere di cosa stia parlando) la vita non è semplice. Soprattutto se ci si trova a vivere durante uno dei più importanti fenomeni di estinzione di massa nella storia della Terra. Si stima che durante la crisi cretacico-terziaria (quella che ha estinto i dinosauri) siano scomparse tre quarti delle forme di vita animali e vegetali. Tra queste la mamma di Piedino. E non è neanche l’evento più distruttivo: circa duecento milioni di anni prima un’altra crisi, la cosiddetta crisi permo-triassica, aveva estinto il 96% delle specie marine e il 70% di quelle terrestri. Ma la Vita (con la V maiuscola) è sopravvissuta e, con il tempo, ha prosperato.

Ora, secondo alcuni scienziati ci stiamo incamminando verso una nuova estinzione di massa, probabilmente correlata alle attività umane, di entità e portata non facilmente prevedibili. Un evento di tale complessità è infatti difficile da comprendere, prevedere o analizzare, sia per la dimensione globale del fenomeno, sia per la scala temporale in cui accade (dalle decine di migliaia di anni, secondo alcuni studi, fino a diversi milioni di anni); l’introduzione dell’effetto causato dalle attività umane lo rende ancora più difficile da paragonare ad altri fenomeni di estinzione, in cui le cause e i meccanismi sono significativamente diversi.

L’estinzione è un fenomeno naturale nella storia della vita; si stima che il 99% delle specie mai vissute sulla Terra si sia estinto, con una “durata media” della specie di 10 milioni di anni. Il tasso “normale” d’estinzione è intorno a una specie per milione di specie all’anno; in pratica ogni anno, in media, su un milione di specie viventi, una si estingue. In realtà i tassi d’estinzione variano molto a seconda delle specie, i mammiferi (come noi) sembrano estinguersi più rapidamente (la “durata media” è intorno a 1-2 milioni di anni) mentre alcuni taxa di invertebrati marini sembrano resistere molto più a lungo (oltre i dieci milioni di anni). Questo ritmo tutto sommato moderato subisce a volte delle improvvise e brusche accelerate, causate da – e/o correlate a – un’infinità di fattori diversi (cambiamento climatico, migrazione delle zolle tettoniche, eventi astronomici, ecc.), causando le suddette estinzioni di massa. Nella storia della Terra si sono susseguite decine di queste estinzioni di massa, a intervalli irregolari e ognuna con le proprie caratteristiche e particolarità. Tutte però hanno causato una brusca e improvvisa diminuzione delle forme di vita presenti (la famosa biodiversità di cui si fa un gran parlare), e soprattutto ne hanno modificato drasticamente la composizione: prima della crisi cretacico-terziaria? dinosauri e rettili volanti! Dopo? topi e uccelli.

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Diverse varietà di tre sottospecie di Littorina Saxatilis | Dautzenberg & Fischer (1912)

Abbiamo visto quindi come l’estinzione, e in un certo senso anche l’estinzione di massa, siano fenomeni normali per la vita sulla Terra, e sicuramente non un’invenzione umana. Cosa significa allora che ci stiamo incamminando verso una nuova estinzione di massa, causata dalle attività umane? Ricordate il tasso “normale” di estinzione? Una specie per milione all’anno. Oggi, secondo alcune stime, potrebbe essere cento volte superiore. Secondo altre stime però è rimasto pressoché invariato. Com’è possibile avere stime così diverse? Per prima cosa non esiste ancora un consenso su quante siano le specie attualmente viventi sul pianeta. Non siamo nemmeno sicuri di quante specie effettivamente conosciamo. Il WoRMS (World Register of Marine Species, una sorta di elenco delle specie marine) conteggiava più di quattrocentomila specie, ma ha recentemente annunciato che sembra non siano più di duecentomila, molte di queste contate due o più volte. Littorina saxatilis, una piccola lumaca marina, era stata conteggiata come 112 specie diverse. In totale si stima che si conoscano circa tra 1,2 e 1,9 milioni di specie diverse.

Se non riusciamo esattamente a capire quante specie conosciamo, figuratevi la difficoltà nello stimare quante specie non conosciamo. Alcuni le stimano a 5 ± 3 milioni. Altri a 8,7 ± 1,3. Di queste, la stragrande maggioranza sembra essere insetti e affini. Capite allora quanto è difficile fare delle previsioni sul numero di specie che non conosciamo, che potrebbero o meno star scomparendo, e con che velocità. A seconda del metodo che si usa per stimare il tasso di estinzione si ottengono risultati completamente diversi (uno studio che metteva in relazione la densità di specie con la dimensione delle aree che vengono perse a causa della deforestazione aveva stimato il tasso di estinzione intorno a 140.000 specie per milione l’anno).

Nessuno sa esattamente cosa succederà alla vita sulla Terra se manterremo questo ritmo di sfruttamento delle risorse naturali, nessuno sa quali conseguenze avrà l’innalzamento della temperatura globale, e nessuno sa se questo stia portando o no verso una nuova estinzione di massa. Quello che sappiamo è che finora, anche dopo i fenomeni di estinzione più drastici e distruttivi, la vita è sopravvissuta. Si stima che ci vogliano fra i 5 e i 30 milioni di anni perché la biodiversità “si riprenda” dopo un’estinzione di massa, quindi mettetevi comodi, e non trattenete il fiato. A voi decidere se fidarvi ancora delle stime.

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Bibliografia

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Thackeray, J. F., “Rates of Extinction in Marine Invertebrates: Further Comparison Between Background and Mass Extinctions”, in Paleobiology, vol. 16, n. 1, 1990, pp. 22-24. ISSN 1938-5331. JSTOR 2400930.

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Autore

  • Laureato in Scienze Naturali e appassionato di subacquea, è scappato sei mesi alle Maldive. Lui sostiene che stesse facendo un master, le foto con tartarughe e squali sostengono il contrario. È uno dei redattori interni della rivista e gestisce la rubrica di Biologia.

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