In risposta alle rivelazioni della stampa su certi potenziali rivolgimenti latenti in seno al Dipartimento di Filosofia della Statale di Milano, il 15 dicembre 2015 i membri della redazione de La Tigre di Carta hanno, con fin troppa solerzia, affisso alcune locandine dal tono allarmato nei locali del dipartimento stesso. Al loro appello, «Che pensare?», ha risposto nel giro di appena un paio di giorni il Professor Giulio Giorello, con una lettera che leggerete nelle pagine seguenti.
Questo è stato un notevole incoraggiamento, che ha spinto i suddetti redattori a raffinare la loro Call for Contributions per raccogliere il maggior numero di idee, quanto più ponderate e profonde possibile, intorno a una questione che nel frattempo si è cercato, da parte della rivista, di svincolare sempre più dalle tensioni politiche e individuali interne al dipartimento milanese, per portarla al contrario a toccare la questione nodale della natura della filosofia, della situazione in cui versa oggi e del futuro che si può desiderare per essa.
Questa Call, più seria e cogitabonda del precedente volantino, poneva l’accento su parole chiave come “scienza” e “storia e filosofia” e metteva in questione la rilevanza e la fondatezza della contrapposizione tra “analitici” e “continentali”. Essa, pubblicata online alcuni giorni prima di Natale e seguita da un altro giro di affissioni in Dipartimento all’inizio del 2016, invitava tutti a esprimere una riflessione, purché attenta e filosoficamente argomentata, in vista di un dialogo costruttivo e onesto.
Vi si sollecitavano articoli di poche pagine di lunghezza, di taglio non importa se più storico o più argomentativo, e ci si proponeva di selezionare i contributi ricevuti solo se il loro numero fosse stato troppo alto per un cartaceo di dimensioni paragonabili a quelle di una Tigre di Carta ordinaria. Vi si ribadiva inoltre l’intenzione, onde sfuggire a ogni possibile malizia, di distribuire gratuitamente il fascicolo che doveva risultare dall’impresa editoriale.
Ci sono pervenuti 12 articoli, né più né meno che il necessario per riempire circa una trentina di pagine. Abbiamo deciso, non prima di esserci assicurati che l’esito potesse essere accettabile, di stamparli seguendo l’ordine alfabetico dei nomi degli autori. Quanto neutrale sia il risultato, che è ciò che tenete ora tra le mani, sta a voi deciderlo.
Buona lettura.
I curatori