di Lorenzo Csontos
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«Fratelli, malcichi e devotchke, secondo voi, che fate tanto rovellare, che succede a un povero vecchio sacco di bianca lasciato lì a smandruzzare? Questo si riempie di schifosissimi brulicanti o fratelli miei. E se tutto ciò accade per colpa del vostro Papapa e della mammina cara, beh, allora sapete quel che dovete fare compagnucci, è ora di fare un po’ di azione cinebrivido!» Questo sarebbe probabilmente stato ciò che avrebbe detto di Ku (L’emendazione delle cose guaste) Alex, il protagonista di Arancia meccanica di Stanley Kubrick, certamente, ma in particolare il protagonista del libro di Anthony Burgess, datato 1962, e portato sugli schermi con qualche adattamento dal primo nel 1971.
Il libro racconta dell’adolescenza sbandata del sedicenne Alex: figlio di sottoproletari, residente in periferia, con una scolarizzazione minima, ultra-violento, drogato. Mettere in scena la stessa situazione mantenendo le coordinate spaziotemporali reali della situazione che Burgess voleva rappresentare sarebbe stato un vero e proprio schiaffo in faccia e in più avrebbe aumentato il distacco del lettore dal testo; il libro trasporta quindi la situazione dell’Inghilterra alla fine degli anni Cinquanta in un futuro distopico, ma molto vago; concretamente questa alterità si esplicita nel linguaggio utilizzato dal narratore, lo stesso Alex. La sua lingua è uno slang misto tra inglese e russo, dal nome geniale di “Nadsat”, ovvero la traslitterazione della particella che in russo indica i numeri cardinali da 11 a 19, esattamente quelli dell’ adolescenza. L’autore stesso parla di come nacque il libro: «La stampa britannica aveva parlato con una certa insistenza dell’aumento della criminalità. I giovani alla fine degli anni Cinquanta erano agitati e cattivi, insoddisfatti del mondo del dopoguerra, violenti e distruttivi, ed è a loro (poiché sono più riconoscibili dei malviventi dei tempi andati) che tanti fanno riferimento quando parlano di crescente criminalità. Che fare di questi ragazzi? La prigione o i riformatori non fanno che peggiorarli: allora perché non risparmiare il denaro dei contribuenti sottoponendoli a una sorta di terapia del disgusto che generi in loro un’associazione tra l’atto di violenza e il malessere, la nausea, o persino evocazioni di morte? Furono in molti all’epoca ad approvare questa proposta (che all’epoca non era una proposta del governo, ma semplicemente un’idea espressa da singoli teorici, per quanto influenti)». L’analogia è quindi bella che servita: i genitori, la società, lo Stato, o chiunque risulti dalla vostra interpretazione mette da parte un bel vaso pieno di farina, come tanti ragazzini ammassati in un sordido sobborgo e se ne scorda, perché li aveva messi da parte per quando ce ne sarebbe stato più bisogno, nel futuro. Ecco che però i vermi sopraggiungono senza che nessuno li abbia chiamati, si nutrono della farina e rubano, stuprano, uccidono come se stessero giocando a un grande gioco.
C’è da dire che Ku contiene in sé l’operazione di rinnovamento e di miglioramento a opera di ciò che si è corrotto dopo una presa di coscienza della sua situazione. Si può dire lo stesso per Alex? Questo è quello che a lui piacerebbe che gli altri credessero: Alex sceglie volontariamente la cura Ludovico, ma solo per ridurre la sua pena di 14 anni e, una volta finite queste cure, continuare a fare violenze gratuite e orripilanti; l’autore stesso ne parla così: «Arancia Meccanica doveva essere una sorta di manifesto, addirittura una predica sull’importanza di poter scegliere. Il mio eroe, o antieroe, Alex, è veramente malvagio, a un livello forse inconcepibile, ma la sua cattiveria non è il prodotto di un condizionamento teorico o sociale – è una sua impresa personale, in cui si è imbarcato in piena lucidità. Alex è cattivo, e non solo traviato, dunque in una società organizzata in modo corretto azioni crudeli come le sue devono essere punite. […] Imponete a un individuo la possibilità di essere solo buono, e ucciderete la sua anima in nome del bene presunto della stabilità sociale. La mia parabola e quella di Kubrick vogliono affermare che è preferibile un mondo di violenza assunta scientemente a un mondo condizionato, programmato per essere buono o inoffensivo». Qui, secondo il Vostro Umilissimo Narratore (come si definisce Alex), risulta emblematica la chiosa di Wang Wen al cua: tre giorni prima di incominciare, tre giorni dopo aver incominciato. Ovvero: la riuscita di qualsiasi operazione di risanamento, ma in questo specifico caso sociale non è intraprendibile con la leggerezza di Alex, né con la disumana soluzione dei sostenitori della cura Ludovico; l’emendamento necessita di una lunga preparazione interiore prima di essere attuato e di un’enorme costanza dopo che si sarà riusciti a portarlo a termine, oppure si ricadrà nuovamente nella corruzione e nel ristagnamento che sono frutto di un’interpretazione distorta di cosa sia la libertà.
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Per Federico: sai che vi amo molto e allora mandami tutto il cartaceo! Tramite Fagottone. Ti abbraccio. Elisa