Dal 24 novembre al 17 dicembre 2015 al Teatro Arsenale – Milano, via C. Correnti 11 va in scena:
Diffidate dalle parole
di
Jean Tardieu
Qui una breve recensione di Giulio Bellotto
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Diffidate dalle parole, l’ultima produzione del Teatro Arsenale di Milano, prende le mosse da una riedizione di sei pièces dello scrittore ed autore teatrale francese Jean Tardieu ad opera di Lemma Press.
Per dare il benvenuto a questo prezioso volume che offre al pubblico italiano, ben poco familiare con l’autore, una nuova traduzione di alcuni delle sue migliori scritture per la scena (tra cui il guignolesco esistenzialista Le Guichet, il conclamato assurdo Finissez vos phrases e l’interrogativo De quoi s’agit-il), la regista Marina Spreafico mette in scena un carrozzone da nove brani in bilico tra poesia e teatro per compendiare la produzione tardiana.
Il proposito non è banale e tantomeno lo sono le soluzioni proposte: le tematiche care all’autore, spesso erroneamente ritenuto vicino al teatro dell’assurdo ma in realtà inscrivibile nel solco tra Rimbaud, Apollinaire e Pirandello, sono affrontate con eleganza e intelligenza. A partire dalle scene e dai costumi, per arrivare all’ambientazione sonora, quello che complessivamente emerge è la tensione verso la parola, resa dagli interpreti una voce che si fa corporeità e straniamento per il mistero della vita, “ironicamente tragica” secondo la definizione che Ionesco diede delle opere dell’amico Tardieu.
Il linguaggio organico della messa in scena desta senza dubbio la risata dello spettatore ma al contempo lo accompagna attraverso paesaggi letterari e artistici che hanno tratteggiato la geografia culturale del Novecento, dalle grandi domande dell’uomo lasciato solo ad aspettare il suo turno allo sportello alle sue manie di grandezza sentimentale rese piccole dall’incapacità di esprimersi.
Flaubert scrisse che il linguaggio umano è simile ad un tamburo rotto su cui battiamo melodie per farci ballare gli orsi, mentre ciò che desideriamo è fare musica che commuova le stelle.
Diffidate dalle parole riesce a muovere sia l’interiorità sia l’intelletto umano; fare questo è già tutto ciò che desidera il linguaggio del teatro.
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Studia prima chimica all’Università Statale di Milano, poi passa a filosofia, dove si laurea con una tesi in filosofia teoretica.
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