di Cristiano Vassalli
///
Sono andato a letto presto…
Così rispondeva De Niro alla domanda: «Che hai fatto in tutti questi anni?». Cristiano Vassalli, al contrario, in quegli anni passati tra i viaggi sul nuovo continente e gli scatti insaziabili rivolti a quel mondo estraneo, “è andato a letto tardi”. Dai suoi scatti ne fuoriesce perciò non tanto un’America che c’era, nella quale il soggetto sembra appunto sopito, allontanato dal ricordo di un mito americano vicino a trascolorare, bensì un’America in cui lui c’era, in cui – senza mai intromettersi – tuttavia ha fatto sentire la costante presenza di uno sguardo vigile alle situazioni incontrate, poi fermate sottoforma di scena. La sua fotografia rispetta ciò che alla Fotografia (con la maiuscola) riesce spesso: non già chiedere allo spettatore il cammino a ritroso nella storia, ma portare il passato sul proprio davanzale.
È quanto succede allo spazio di Artepassante – il nuovo portale della libera cultura a Milano – presso il mezzanino del passante ferroviario nella stazione di P.ta Venezia, che ha inaugurato la mostra lo scorso 29 aprile. Un luogo di passaggio che diventa subito un momento di sosta, grazie agli scatti di Vassalli, fotografo di Vigevano maturato nei primi anni ’70 negli studi fotografici milanesi di Andrea Zani, Jean Pierre Maurer e Klaus Zaugg. La sosta riesce allora gradita perché sono stati gli scatti i primi, come detto, a fermare certe realtà: i quartieri di San Francisco, coi classici grattacieli ma animati anche dai personaggi simbolo della contestazione del tardo ’68, e non solo: automobili immobilizzate nell’attimo in cui infrangono la neve con il paraurti, scene urbane che galleggiano nei fumi cittadini e si riscoprono teatrali, oppure l’immagine di un vagone della metropolitana dal vetro infranto, icona dell’intera mostra.
Un mito americano in parte infranto forse? Pensiamoci su mentre, superato lo spazio mostra, ci dirigiamo anche noi a prendere il nostro treno, magari per una meta meno “aulica” di quella d’oltreoceano, e meno desiderosa di mostrarsi pur sempre vincente. Ricordiamoci quindi cosa aveva detto sempre il buon vecchio De Niro poco prima:
I vincenti si riconoscono alla partenza.
Anche Cristiano Vassalli si riconosce alla partenza, per l’America o anche solo per poche fermate di metro.
FEDERICO FILIPPO FAGOTTO
Il maestoso
///
Non so se abbiano un significato le coincidenze, però ricorrono, come le nuvole nei cieli che ritraggo nelle fotografie della mia ultima ricerca. Considero una coincidenza quindi il titolo del tema per questo numero de La Tigre di Carta e l’argomento di questo lavoro (o forse sarebbe meglio dire “indagine”): ritraggo nuvole e cieli, maestosi in confronto alla terra dalla quale sono visti e ripresi. Senza la terra, però, non ci sarebbero punti di riferimento. Le visioni nascono da lì ed è lì che io sono.
Le nuvole sono per l’aria, nella scala massima, ciò che è lo scorrere dei fiumi per l’acqua e le fiamme per il fuoco… non è un concetto nuovo, lo so, è vecchio quanto Eraclito e il suo panta rei: tutto scorre, sempre diverso e mai lo stesso. Le vite, i disegni, le storie in continuo divenire che si sfilacciano e poi rinascono più o meno simili, talvolta eccezionali, ma mai gli stessi. ..
Il cielo è potente ma anche banale. Niente effetti speciali, tutti ce l’abbiamo là sopra, continuamente. È lì che mi è sembrato il caso di voler “rivedere” e ricercare.
FOTO
Talvolta, poi, le energie si scatenano e l’apparente banalità s’interrompe. In un attimo, per un tot, c’è la rottura della routine. Si fa a meno dell’ultimo effetto, dello strumento solito per chi usa la luce: non c’è bisogno di flash per vedere di notte, se c’è un temporale. Filmando, ho lasciato che a scegliere le immagini, illuminandole, fossero i fulmini.
CRISTIANO VASSALLI