di Matteo Nepi
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«Io vado in giro e fotografo quello che vedo». Così risponde Emanuele Minetti, con l’aria di chi si prende poco sul serio, a chi gli chiede da dove tragga ispirazione per i suoi scatti. Probabilmente è divertito mentre assiste ai miei goffi tentativi di estorcere un qualche significato profondo, qualche motivazione elevata, per scrivere una recensione ad effetto sul sito della Tigre.
Forse è vero, forse le foto della mostra “Milano: la città invisibile” esposte alla galleria Artepassante di Porta Venezia sono davvero semplicemente le foto di un uomo che ama la sua città, e durante il finesettimana, quando non lavora nel suo studio veterinario, prende la fotocamera digitale e se ne va a passeggio per le sue vie, le piazze e i giardini. Di sicuro lo fa senza fretta: le foto sono raccolte in un arco di tempo di oltre sette anni.
Non c’è un filo conduttore, Minetti “vede” tutto. Dal grattacielo ultramoderno, ai monumenti che incontriamo quotidianamente, fino al dettaglio di un pulsante semaforico per non vedenti. Ma ogni soggetto appartiene inesorabilmente a Milano.
Anche se la conoscete a memoria non troverete in quelle immagini nulla di familiare, lo sguardo del fotografo prende quello che vuole e poi lo trasforma in qualcosa di inedito, sia scegliendo una prospettiva insolita alla ricerca di qualche momentanea geometria, sia giocando con i colori dopo aver effettuato lo scatto.
L’I-King questo mese ci ha sottoposto il tema dell’ascendere, un’ascesa che conduce ad un pozzo (chissà se lo intende come un rischio oppure è davvero la meta della salita?) La sentenza è:
“L’ascendere ha sublime riuscita! Bisogna vedere il grand’uomo. Non aver paura! Avviarsi verso il sud reca salute.” (Esagramma 46. Sciong – L’ascendere)
Ecco, voi magari lasciate stare il sud, e restate a Milano, ma quando scendete dalla metro e iniziate la vostra ascesa verso la superficie, fermatevi un momento, anzi, passate semplicemente camminando davanti a queste foto. Scorci, spicchi di cielo, strade, persone, vi sfileranno davanti agli occhi, come i volti incrociati distrattamente poco prima nei vagoni del treno. Forse vi diranno qualcosa di nuovo sulla città in cui vi trovate, o forse no, quello che è certo è che la vostra ascesa avrà un esito sublime.
Mi complimento per l’articolo, bello, ben scritto e sincero.